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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2012 alle ore 18:18.

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«L'altoforno 1 sarà spento entro la fine di novembre. È stato affidato l'incarico alla società Paul Wurth, che si occuperà anche del progetto per ricostruirlo». Lo ha annunciato poco fa il direttore dello stabilimento Ilva di Taranto, Adolfo Buffo, incontrando i giornalisti.

Le tappe dell'operazione
L'altoforno 1 dell'Ilva di Taranto sarà spento entro il 1° dicembre 2012 e poi sarà ricostruito. Insieme ad esso verranno fermate le batterie 5 e 6 del reparto cokeria, ad esso collegate. Dal piano presentato oggi si apprende che Ilva aveva già in programma di fermare e ricostruire l'altoforno.

L'Ilva prevede 942 esuberi
Con la fermata dell'altoforno 1 e delle batterie 5-6, l'Ilva ha previsto un esubero di 942 unità lavorative «che però saranno completamente ricollocate o utilizzate in maniera differente nello stesso stabilimento di Taranto». Lo afferma il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante.

Allo studio lo spegnimento dell'altoforno 5
Tempi diversi invece per l'altoforno 5, il più grande d'Europa. Nonostante la procura ionica ed i custodi giudiziari abbiano intimato al siderurgico lo stop immediato dell'impianto (che è sotto sequestro dal 26 luglio scorso) il direttore dello stabilimento Buffo dichiara di aver affidato alla società Wurth l'incarico di studiare lo spegnimento, dopo aver ricevuto i piani progettuali dai giapponesi della Nippon Steel che a suo tempo lo costruirono. Secondo i programmi illustrati dal direttore, l'altoforno 5 sarà fermato il primo luglio 2015: la sua ricostruzione si concluderà il 31 dicembre 2015. Per i custodi giudiziari, invece, l'altoforno 5 va fermato subito.

La copertura dell'area Grf
Il direttore dell'Ilva di Taranto Adolfo Buffo ha anche affrontato il tema della situazione delle batterie, offrendo un quadro analitico sostenendo che le batterie 5 e 6 «sono stati definiti le attività e i controlli preliminari per lo svuotamento dei forni e la messa in sicurezza dell'impianto».
Per la copertura dell'area Grf (gestione rottami ferrosi) Ilva ha dato mandato ad alcune società di ingegneria italiane ed europee di eseguire uno studio preliminare finalizzato a realizzare la copertura, la conclusione dello studio é prevista per il 31 dicembre prossimo con l'obiettivo di realizzare l'opera entro il 2013».

Le altre questioni aperte
Per quanto concerne la videosorveglianza nella stessa area una società ha inviato, lo scorso 2 ottobre, «un 'offerta tecnica in fase di valutazione, tale offerta - ha precisato Buffo - é stata inviata anche ai custodi, tempi previsti per la fornitura é di otto mesi». Inoltre - ha aggiunto ancora Buffo - per quanto riguarda «il campionamento continuo della diossina al camino E312 e l'adozione di un idoneo sistema di controllo, lo scorso 19 settembre la ditta incaricata dell'installazione delle apparecchiature di monitoraggio di lungo termino ha installato la strumentazione».

La Fiom propone un referendum tra i lavoratori
La Fiom Cgil di Taranto ha proposto ai lavoratori una piattaforma rivendicativa per arrivare a un accordo su risanamento ambientale, investimenti, lavoro in sicurezza, prevenzione dai rischi per la salute. La piattaforma sarà sottoposta a un referendum che si svolgerà il 9, 10 e 11 ottobre negli spogliatoi e nelle mense dello stabilimento. Lo scrutinio avverrà l'11 alle 13. «Rivendichiamo il diritto al lavoro - è detto in un volantino per i lavoratori - senza scambiare la salute. Un'altra Ilva èpossibile».

Pdl annuncia esposto contro il sindaco
Due consiglieri comunali del Pdl, Aldo Condemi (candidato sindaco alle amministrative di maggio scorso) e Giampaolo Vietri, e l'indipendente Cataldo Renna, in una nota, annunciano di aver presentato un esposto alla magistratura chiedendo di contestare al sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, il reato di concorso in disastro ambientale. Il riferimento è all'inchiesta a carico dell'Ilva, già sfociata nel sequestro degli impianti dell'area a caldo. I consiglieri comunali rilevano omissioni da parte del sindaco tali da far ipotizzare il concorso nel reato di disastro ambientale.

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