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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2012 alle ore 19:15.

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Tanto tuonò che piovve. Solo che questa volta non è un acquazzone di inizio autunno ma un tornado che rischia di travolgere politicamente non solo il Comune di Reggio Calabria, sciolto dal Governo per contiguità mafiose su proposta del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri ma anche la stessa Regione e i rapporti di forza all'interno del Pdl nazionale (o di ciò che ne resta).

Tecnicamente infatti la commissione d'accesso agli atti – disposta a metà gennaio dall'ex prefetto della città Luigi Varratta e la cui relazione è stata alla base della decisione di scioglimento – è stata autorizzata per verificare l'esistenza di collegamenti diretti o indiretti degli eletti con le cosche e per verificare il condizionamento, la pressione della ‘ndrangheta sugli organi elettivi.
Di fatto, però, la decisione presa rischia di travolgere politicamente non solo il sindaco Demetrio Arena, insediatosi il 21 maggio 2011 ma anche il precedente sindaco e padre putativo della sua iniziazione politica, vale a dire quel Giuseppe Scopelliti volato il 29 marzo 2010 al timone della Regione dopo 8 anni alla guida del Municipio del capoluogo. A Scopelliti, infatti, si deve l'invenzione del "modello Reggio" che il sindaco Arena ha proseguito e difeso anche dopo la decisione del Governo, rigettata con sdegno.

Su quel modello Scopelliti ha costruito i nuovi gradini della sua scalata all'olimpo politico nazionale, visto che – dopo aver abbandonato la casa madre, vale a dire An - è volato tra le braccia di Silvio Berlusconi che lo coccola(va) per il suo serbatoio di voti.
Non è dunque difficile immaginare un effetto domino nella politica e nelle istituzioni di governo calabresi perché nessuno ha finora letto con dovizia di particolari le 231 pagine della relazione consegnata al ministro dalla commissione prefettizia ma, stando ad anticipazioni verbali attendibili, dentro ci sarebbero rivelazioni sorprendenti su amicizie, collusioni e conivenze, a vari livelli, con le ‘ndrine.

Non è difficile ipotizzare un effetto domino nella politica calabrese e nazionale dopo che il Governatore, recentemente, è riuscito con un capolavoro dialettico a prendere le distanze dal suo pupillo Arena ma a difendere contemporaneamente il "modello Reggio". «La commissione d'accesso nel Comune di Reggio Calabria – ha infatti detto Scopelliti – è stata messa in campo per giudicare la gestione dell'amministrazione attuale. Il problema di fondo è che quella città è stata governata per otto anni ed è stata trasformata ed è cresciuta al punto che il Parlamento gli ha riconosciuto il ruolo di città metropolitana. E chi ha conosciuto Reggio in quegli anni ha avuto modo di prendere atto della crescita del territorio».
Insomma: uno splendore. Poi quel che è successo dopo, chissà. E chissà come la prenderà Arena.

Non è difficile ipotizzare un effetto domino perché mentre Scopelliti difende se stesso e il suo passato, l'opposizione attraverso Franco Laratta, deputato nazionale del Pd, gli ricorda «che non esiste un'amministrazione Arena. Scopelliti ha di fatto nominato un suo consulente (Regione, Multiservizi, Atam) a capo formale della sua maggioranza che con i metodi e gli strumenti ormai noti, e denunciati sempre dall'opposizione, è stato eletto sindaco. Il suo vero mandato era quello di coprire la ritirata dello stesso Scopelliti che temeva che la dichiarazione formale del dissesto finanziario evidente che la città subisce da anni potesse, per le norme previste nel d.lgs. 149/2011, comportare l'ineleggibilità/decadenza dello stesso Scopelliti dalla carica di governatore. A questi fini è stata piegata l'attività dell'amministrazione e del consiglio comunale che sono stati costretti ad approvare bilanci e rendiconti evidentemente falsi e omissivi, provvedimenti abnormi ed incomprensibili per un'amministrazione responsabile. D'altra parte i protagonisti erano sempre gli stessi dal capo di gabinetto ai dirigenti esterni, dagli assessori ai protettori, dai consulenti ai beneficiati, dagli organizzatori delle liste ai consiglieri regionali del cerchio magico. Certo occorre anche riflettere su come sia stato possibile tutto ciò sinora, visto che non sono mai mancate le denunce e le evidenze, ma questa è una recriminazione sul passato».

Non è difficile ipotizzare un effetto domino anche perché Scopelliti non può che buttarla in politica. «C'è in atto un'aggressione dopo la vicenda del Lazio per abbattere Scopelliti in Calabria come si sta facendo nel Lazio con la Polverini e con Formigoni in Lombardia» ha detto.
Insomma, se Reggio è stata sciolta le colpe non sono certo sue e se qualcuno cerca di tirare in ballo il suo nome nel ricordo degli otto anni passati alla guida della città, è solo per abbatterlo in ragione di un disegno volto a distruggere anche Polverini e Formigoni. Chissà perché. E chissà chi si è messo a lavorare alacremente a quest'opera di demolizione, a parte i soliti indecifrabili nemici (nessuno sa quali siano) capitanati da giornalisti "cialtroni" attivi su varie piazze.

Il ministro Cancellieri – ne siamo certi – non ha seguito le fantasie, non ha ascoltato gli imbonitori, non ha fatto voli pindarici, non ha dato retta alle teorie complottiste. Forse non ha letto neppure i giornali e guardato le tv, che pure in questi dieci mesi hanno riempito pagine e schermi di servizi su arresti e indagini (non solo giudiziarie) nella città sullo Stretto. Ha solo fatto il suo dovere: ha letto le carte sulla situazione a Reggio Calabria consegnategli dalla commissione prefettizia volata a Reggio e ha deciso che era ora di ridare la parola ai cittadini.

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