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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2012 alle ore 13:43.

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Sara Giudice (LaPresse)Sara Giudice (LaPresse)

Quella per cui è oggi arrestato Domenico Zambetti, oramai ex assessore regionale alla Casa, è l'inchiesta che sembra segnare un prima e un dopo in Lombardia perché, sostengono gli inquirenti, non solo si dimostra la penetrazione della 'ndrangheta nel settore economico-imprenditoriale (fatto ormai assodato, leggendo le cronache degli ultimi anni) ma per la prima volta anche in quello politico-istituzionale. Voto di scambio insomma: voti per esponenti di una parte politica alle regionali 2010 e comunali di Milano e Rho del 2011 in cambio di cospicue somme di denaro, favori e appalti. A Zambetti in particolare è contestato di aver pagato 200mila euro in cambio di 4mila voti di preferenza a suo favore (parte della somma è stata pagata din un centro culturale dietro le colonne di Porta Ticinese). Zambetti si metteva a completa disposizione dei mafiosi, dicono gli inquirenti, dava soldi, e prometteva. A Eugenio Costantino, della cosca di Oppido Mamertina, ha promesso ad esempio che sua sorella avrebbe visto rinnovato il suo contratto di parrucchiera con l'ospedale San Carlo.

Nelle stesse ore in cui il comune di Reggio Calabria è sciolto per mafia, insomma, le indagini coordinate lungo tutto il paese - da Milano, Varese, Como, passando per Roma, Salerno, Vibo Valentia fino a Reggio Calabria - portano all'arresto di 23 persone responsabili di associazione mafiosa a vario titolo. Una sfilza di nomi noti e non a cui si contesta l'articolo 416 bis codice penale, fra cui componenti delle cosche Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo e quella di Oppido Mamertina (provincia di Reggio Calabria). Indagini che rilevano le attività delittuose che hanno condizionato i flussi elettorali delle Regionali in Lombardia del 2010 e le comunali di Milano e Rho del 2011.

All'ormai ex assessore Zambetti è contestato lo scambio di voti politico-mafioso e il concorso esterno in associazione. Ma Zambetti non è l'unico nome che compare nelle carte: oltre ad Ambrogio Crespi, fratello di Luigi, ex sondaggista di Berlusconi, ci sono anche, accusati di corruzione, Alfredo Celeste, attuale sindaco di Sedriano (comune vicino a Rho), e Vincenzo Giudice, presidente del cda della Metro Engeneering srl, società partecipata del comune di Milano.

Zambetti avrebbe fatto pressioni per l'assegnazione di appalti pubblici di qualsiasi tipo gestiti dalla Lombardia, per il sopracitato rinnovo di un contratto da parrucchiera, per l'assegnazione di una casa popolare Aler, per un'assunzione sempre all'Aler nel 2011 (rispettivamente beneficiarie la sorella, l'amante e la figlia di uno della cosca).

C'è anche il capitolo che riguarda Sara Giudice, dipinta nei talk show come l'anti-Nicole Minetti. La giovane che si presentò nelle liste per le comunali di Milano nel 2011 è figlia di Vincenzo Giudice, a capo del cda della Metro Engineering, partecipata del comune di Milano: secondo le indagini Giudice padre promise a un membro vicino a una delle due cosche calabresi l'appalto della metrotranvia di Cosenza in cambio dell'appoggio elettorale alla figlia candidata Sara.

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