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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2012 alle ore 07:57.

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La ricerca di un compromesso per sbloccare l'impasse sull'Unione bancaria. Un confronto sulla creazione di un bilancio per l'area euro accanto a quello della Ue e su legami più stretti nel coordinamento delle politiche economiche.

È fitta l'agenda dei capi di Stato e di governo europei che giovedì e venerdì a Bruxelles saranno chiamati a gettare le basi per un cambio di passo nel processo di integrazione in vista di una decisione finale al vertice del 13 e 14 dicembre.
Il punto di partenza per costruire la nuova identità dell'Eurozona è il rapporto di otto pagine firmato dal quartetto Van Rompuy-Draghi-Barroso-Juncker diffuso venerdì scorso, che indica le nuove rotte della governance. La corsia preferenziale sarà dedicata a uno dei tasselli chiave dell'Unione bancaria: la creazione di un meccanismo di vigilanza sotto il cappello della Bce. Uno snodo indispensabile per poter consentire all'Esm, il nuovo fondo salva-Stati inaugurato lunedì scorso, di raggiungere la piena operatività con la possibilità di ricapitalizzare direttamente le banche dei Paesi in difficoltà, come previsto al vertice dello scorso giugno. Commissione Ue, Consiglio e Bce puntano a un accordo entro la fine del 2012 per arrivare al traguardo dal 1° gennaio 2013. Per farlo sarà però necessario superare lo scoglio più impervio: l'opposizione tedesca.

ll boccone è indigesto per Berlino, dove la vigilanza bancaria viene oggi esercitata dal ministero delle Finanze e il nuovo corso assume i contorni di una cessione di sovranità. Come contropartita la Germania chiede di escludere dal controllo europeo le banche territoriali, le Landesbanken e le Sparkassen, e reclama un maggiore peso nelle decisioni all'Eurotower. Dall'altra parte del tavolo Italia, Francia e Spagna chiedono di rispettare gli accordi di fine giugno. «A mio avviso – dice Silvio Peruzzo, senior European economist di Nomura – la riunione sarà una tappa tecnica per chiarire le posizioni in campo, perché la decisione finale arriverà a dicembre, ma ritengo improbabile che si riesca a far decollare l'Unione bancaria prima della metà del 2013». Un possibile compromesso, secondo un funzionario che partecipa ai lavori, potrebbe essere un processo graduale per cercare di rispettare gli accordi di giugno, affidando in un primo tempo alla Bce un ruolo di coordinamento nella vigilanza che però continuerà ad essere esercitata dagli istituti nazionali.

Sembra invece riscuotere maggiori consensi nelle capitali l'ipotesi di un bilancio per l'Eurozona per «fronteggiare gli shock economici». Qui il più acceso sostenitore, oltre a Germania e Francia per motivi diversi, è la Gran Bretagna, mentre remano contro i Paesi dell'Est Europa che non adottano la moneta unica, principali beneficiari dei fondi europei. La partita è infatti legata a doppio filo al dibattito sulle Prospettive Finanziarie pluriennali della Ue per il periodo 2014-2020 attualmente in discussione al Consiglio Ue. Londra, che dà al bilancio Ue più di quanto riceve, spera in questo modo di poter ridurre i propri contributi. «Un bilancio per l'eurozona da utilizzare ai fini della stabilizzazione – sottolinea Benedicta Marzinotto, economista di Bruegel – è una buona idea, perché attualmente il bilancio della Ue ha una funzione completamente diversa e serve solo per finanziarie investimenti produttivi a medio e lungo termine». Resta però da capire come verrà finanziato. Una delle ipotesi avanzate dalla Commissione Ue è utilizzare parte degli introiti derivanti dall'introduzione della Tobin tax. Un accordo per avviare una cooperazione rafforzata sulla tassa sulle transazioni finanziarie è stato raggiunto da 11 Paesi (tra cui l'Italia) la settimana scorsa e a novembre l'esecutivo Ue presenterà la sua proposta.

L'altro tema di discussione al vertice riguarderà il coordinamento delle politiche economiche con la possibilità di stipulare "contratti individuali" per ciascun Paese con una tabella di marcia precisa sul fronte dei conti pubblici e delle riforme strutturali. In realtà, spiegano gli addetti ai lavori, la proposta è un restyling di quanto già previsto con le regole del semestre europeo.
All'orizzonte resta poi il miraggio di un'Unione politica, con un maggiore controllo democratico e l'ipotesi di una revisione dei Trattati. Qui, però, il dibattito, è destinato a durare ancora a lungo.

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