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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2012 alle ore 08:58.

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Antonio Vitorino, ex Commissario Ue agli Affari interni, oggi Presidente del think tank europeo Notre Europe (Fotogramma)Antonio Vitorino, ex Commissario Ue agli Affari interni, oggi Presidente del think tank europeo Notre Europe (Fotogramma)

«Lo scorso giugno Herman van Rompuy ha detto una cosa semplice ma fondamentale: gli investitori che acquistano titoli di Stato a 10 vogliono sapere che cosa succederà alla Ue tra dieci anni. A mio avviso questo vale anche per i cittadini. E' dunque importante indicare sempre e senza esitazioni la rotta». A parlare è Antonio Vitorino, ex Commissario Ue agli Affari interni, oggi Presidente del think tank europeo Notre Europe, a due giorni dal vertice Ue che dovrà gettare le basi per la nuova governance dell'Eurozona. Il punto di partenza sarà il rapporto di otto pagine preparato dal quartetto Van Rompuy-Draghi-Barroso-Juncker diffuso venerdì scorso. In un'intervista al Sole 24 Ore, Vitorino si dice favorevole all'introduzione degli eurobond e ritiene possibile un accordo sui nodi tecnici legati al trasferimento della vigilanza bancaria alla Bce.

Come dovrebbe essere la nuova architettura istituzionale della Zona Euro per garantire la stabilità finanziaria?
L'architettura istituzionale della Zona Euro si è evoluta molto negli ultimi 4 anni, ma occorre spingersi più in là.
La Bce ha giocato un ruolo importante di sostegno alle banche, agli Stati e all'attività economica. Si tengono regolarmente vertici della Zona Euro, dotati di un presidente stabile, che possono prendere decisioni in periodi di crisi e definire grandi orientamenti da seguire. Infine, e questa è un'innovazione rivoluzionaria, un meccanismo permanente di solidarietà, l'Esm, consentirà di aiutare i Paesi e le banche in difficoltà, in cambio di un maggiore controllo europeo. Numerosi elementi dell'architettura dell'Eurozona, tuttavia, fanno ancora difetto. Ne cito tre: la Bce deve assumersi il compito di supervisione prudenziale della Zona Euro nel quadro dell'Unione bancaria. Occorre rafforzare la dimensione democratica per verificare l'attuazione delle politiche economiche e di bilancio a livello europeo. Si potrebbe ad esempio istituire un «comitato parlamentare della Zona euro» con un coinvolgimento deegli eurodeputati e dei parlamentari nazionali. Infine dobbiamo impegnarci nell'emissione comune di una parte dei debiti nazionali: la creazione di un'agenzia europea per il debito sarebbe decisiva per la stabilità dell'Eurozona.

Uno dei pilastri del rapporto van Rompuy è l'Unione bancaria. È fiducioso sulla possibilità di farla decollare già dal 1° gennaio 2013?
I Paesi dell'Eurozona si sono accordati lo scorso giugno sulla necessità di adottare misure per spezzare il legame tra la crisi bancaria e quelle dei debiti sovrani. Occorre dunque adottare le recenti proposte della Commissione Ue che accordano nuovi poteri alla Bce di vigilanza sulle 6mila banche della Zona Euro. La crisi spagnola ha dimostrato che anche le banche considerate «piccole» possono destabilizzare tutto il sistema finanziario. Serve una divisione molto chiara tra i compiti di politica monetaria e le nuove funzioni prudenziali della Bce. L'Istituto di Francoforte deve inoltre essere incaricato di applicare norme prudenziali definite a livello dei 27 e questa applicazione deve essere in gran parte delegata ai supervisiori nazionali, sotto il controllo di Francoforte. Tutto questo non è molto difficile da attuare dal punto di vista tecnico.

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