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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2012 alle ore 17:55.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2012 alle ore 13:19.

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Non solo un atto politico ma anche una scelta che, almeno stando alle regole su cui si fonda il Partito democratico, sarebbe dovuta, almeno sul piano delle regole su cui si fonda il partito. Walter Veltroni, l'ex leader del Pd con sei legislature alle spalle (è deputato dal 1987), ha annunciato di voler fare un passo indietro e di non volersi candidare alle prossime elezioni. Il problema è che - stando a quanto dispone lo Statuto del partito - ben 35 persone, tra deputati e senatori, dovrebbero tirarsi indietro. Anzi, non avrebbero potuto nemmeno candidarsi. Intanto Matteo Renzi, candidato alle primarie, preme sulla "rottamazione" della cosiddetta "vecchia guardia" e Massimo D'Alema a Napoli dice: «La mia disposizione è a non candidarmi. Quindi, semmai, potrò candidarmi se il partito mi chiede di farlo».

Il limite dei tre mandati
Lo Statuto del Pd prevede il tetto dei 15 anni in Parlamento. L'articolo 21 disciplina i casi di incandidabilità e incompatibilità, e prevede che non sia ricandidabile, da parte del Pd per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo, chi ha ricoperto questa funzione per la durata di tre mandati. Ora, se scorriamo l'elenco dei deputati e dei senatori del partito con più legislature alle spalle, ci rendiamo conto che il record appartiene tra i membri della Camera, a Massimo D'Alema (che, in base alle ultime indiscrezioni, potrebbe seguire l'esempio del "rivale di un tempo, Veltroni) e a Livia Turco, entrambi con sette legislature nel carnet. Se prendiamo in considerazione invece il Senato, il primo posto è occupato da Emma Bonino, con otto legislature, tallonata da Anna Finocchiaro, che ne ha sette.

La replica del partito: lo Statuto in vigore dopo le elezioni
In realtà, rilevano dal partito, lo Statuto è stato approvato dall'Assemblea costitutente nazionale il 16 febbraio del 2008, ma è entrato in vigore nell'ottobre, cioè dopo le elezioni politiche per il rinnovo dei due rami del Parlamento, che si sono tenute ad aprile. Il messaggio, dunque, è il seguente: il limite esiste, anche se sono previste delle deroghe, ma nella scorsa tornata elettorale non era ancora in vigore. Tutt'altra questione, almeno sotto il profilo politico, per le primarie e per le elezioni che si terranno nel 2013.

Le deroghe
«La deroga - si legge nello Statuto - può essere concessa solo sulla base di una relazione che evidenzi in maniera analitica il contributo fondamentale che, in virtù dall'esperienza politico-istituzionale, delle competenze e della capacità di lavoro, il soggetto per il quale viene richiesta la deroga potrà dare nel successivo mandato all'attività del partito attraverso l'esercizio della specifica carica in questione. La deroga può essere concessa, su richiesta esclusiva degli interessati, per un numero di casi non superiore, nella stessa elezione, al 10% degli eletti del Partito Democratico nella corrispondente tornata elettorale precedente».

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