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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2012 alle ore 13:39.

Nella foto l'agente di polizia locale Alessandro Amigoni mentre imbraccia un fucile, tratta dal suo profilo Facebook (Ansa)Nella foto l'agente di polizia locale Alessandro Amigoni mentre imbraccia un fucile, tratta dal suo profilo Facebook (Ansa)

È stato condannato a dieci anni di reclusione il vigile urbano di Milano Sandro Amigoni, accusato di aver ucciso il 13 febbraio scorso a colpi di pistola, durante un controllo di routine, l'immigrato cileno Marcelo Valentino Gomez Cortes. La sentenza è stata emessa alla fine del processo con rito abbreviato dal Gup Stefania Donadeo. Il pm aveva chiesto 14 anni.

Il giudice ha inoltre stabilito una provvisionale da 180mila euro che l'imputato dovrà versare a ciascuno dei due figli della vittima. Amigoni ha sempre sostenuto, durante il procedimento, di avere sparato a scopo intimidatorio verso un terrapieno e di aver colpito il cileno per un tragico errore, dopo aver notato il secondo fuggitivo girato verso gli agenti impugnando una pistola. Una versione smentita dallo stesso Alvaro Thomas Huerta Rios, il secondo fuggitivo. La difesa dell'agente della polizia locale aveva affermato, in un primo momento, che aveva colpito da una distanza compresa tra i 15 e i 20 metri.

La consulenza balistica disposta dal giudice ha invece stabilito che Amigoni ha sparato da una distanza inferiore ai 3 metri e, dagli esiti dell'autopsia era emerso che il cileno era stato colpito alle spalle e il proiettile gli aveva trapassato il cuore.

Amigoni oggi era presente in aula al momento del verdetto e non ha commentato. Il suo legale, Giampiero Biancolella, ha annunciato che farà ricorso in appello.

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