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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2012 alle ore 16:43.

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Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker (LaPresse)Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker (LaPresse)

Basta con le donne uccise, «basta femminicìdi»: la scritta campeggia sullo striscione di un gruppo di donne scese in piazza a Palermo contro la violenza sulle donne. Anche perché, è bene ricordarlo, con la diciassettenne Carmela, assassinata ieri con due coltellate alla gola dall'ex fidanzato della sorella Lucia, 18 anni, a sua volta ferita con venti coltellate, le donne ammazzate in Italia sono salite a quota 101. Sempre più donne diventano vittime sacrificali, insomma, dell'altra parte del cielo che fatica ad accettare, in concreto, una reale parità.

Per l'avvocato Giulia Bongiorno, fondatrice con Michelle Hunziker dell'associazione Doppia Difesa, «continuare a stupirci di questi fatti è però inaccettabile». «Scandalizzarsi non basta più, non serve più - sostiene il legale -. Ormai si è superato il limite: il problema della violenza contro le donne deve diventare un'emergenza nazionale».

«Il caso di Palermo è emblematico - sottolinea Bongiorno -. Anche per questo fatto non credo all'ipotesi del raptus, non si tratta della violenza ad opera di un folle. Prima della violenza c'è sempre la discriminazione contro le donne, e questo, nel caso specifico, lo si evince anche dai verbali dell'interrogatorio di Palermo. Lui avrebbe detto che sospettava di essere tradito... Peccato che lei già lo avesse lasciato... Insomma, lui considera ancora la sua ex fidanzata come una sua "proprietà", anche se lei in passato ha fatto una scelta diversa troncando il rapporto».

Parlando più in generale, «spesso si valutano i casi di violenza contro le donne come episodi isolati, causati da demenza o raptus», tiene a sottolineare Giulia Bongiorno - Ma questo atteggiamento, così diffuso in Italia, è culturalmente sbagliato, così come è stato un grave errore eliminare il ministero delle Pari opportunità, accorpandolo al ministero del Welfare».

Cosa si può fare per cambiare le cose? Come uscire da questa situazione? L'avvocato non ha dubbi: «Bisogna cambiare innanzitutto modo di pensare. Per quanto riguarda le leggi, in Italia un provvedimento contro lo stalking già esiste. Bisogna ancora invece introdurre, le "odiatissime" leggi sulle quote rosa, perché istituzionalizzano la presenza delle donne. Anche la scuola deve formare al rispetto, a prescindere dal genere. E pure i modelli culturali veicolati attraverso i media, in primis la televisione, sono importanti».

C'è ancora molto da fare - spiega Bongiorno - anche per quanto riguarda i processi. «Quando un imputato viene processato e la pena arriva dopo molti anni, va da sé che il sistema non abbia un effetto deterrente. Neppure contro la violenza sulle donne».

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