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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2012 alle ore 08:38.
L'ultima modifica è del 23 ottobre 2012 alle ore 08:38.

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Un fosso demaniale largo meno di due metri che taglia in due il terreno sui cui costruire il nuovo capannone della Cartotecnica Postumia a Carmignano del Brenta, in provincia di Padova. Bisogna spostarlo al confine del fondo, a spese dell'azienda. Un'opera preliminare che costa meno di 5mila euro. Ma proprio il costo irrisorio dell'opera si trasforma in una trappola: della pratica si perdono le tracce e la permuta tra il vecchio fosso e il nuovo realizzato dall'azienda privata resta in sospeso, bloccando gli investimenti e lo sviluppo della Cartotecnica.

La storia dell'azienda padovana d'imballaggi di carta, è solo una tra quelle che continuano ad arrivare in redazione. Dall'energia all'edilizia, dal turismo alla ristorazione. Dalla manifattura all'agricoltura. È il caso dell'azienda florovivaistica pugliese che voleva realizzare una centrale a biomasse e - dopo anni per ottenere tutti i permessi - è stata bloccata da un nuovo regolamento regionale. C'è l'azienda altoatesina di componentistica auto che vende ad Audi e Bmw ma non può ampliare lo stabilimento perché troppo vicino all'autostrada. E ancora, l'azienda di rubinetterie a Valduggia (Vercelli) che ha la sventura di volersi ampliare su un terreno che ricade per il 98% nel territorio del comune confinante. Risultato: due anni persi insieme al boom della domanda tedesca. Oppure in Calabria dove l'imprenditore agricolo rischia di perdere i fondi comunitari perché il certificato antimafia vale solo sei mesi e l'approvazione dei progetti ne ne richiede almeno il triplo.

Per non parlare della ristorazione, con il comune di Pescara che impone almeno due etichette regionali doc nella carta dei vini e il 20% di piatti regionali in menù. O quello di Torino che impone 55 mila euro di "calcolo monetizzazione dei parcheggi" per un bar di 90 metri quadri in una zona semi-centrale.

Jared Diamond in "Collasso" afferma che uno dei fattori che determina la vita o la morte delle società è la capacità di dare risposte ai propri problemi: la burocrazia soffocante è uno di questi.

"Sdemanializzare"
Sono più che condivisibili le sottolineature di chi chiede regole certe per tutelare la salute, il territorio e il paesaggio. Ma il nodo, come avevamo sottolineato nella puntata d'esordio della nostra inchiesta (si veda Il Sole 24 Ore del 17 ottobre) è l'incapacità di decidere, lo scaricabarile che si traduce in incertezza. Di regole e di tempi, che in economia non possono essere variabili indipendenti.

I neologismi del burocratese sono forse frutto del tentativo di facilitare le comunicazioni all'interno degli uffici, ma quasi sempre sono comprensibili solo ad una platea limitata di adepti e oscure ai più. "Sdemanializzare" è dunque l'ostacolo contro cui si è infranto il progetto di ampliamento di Cartotecnica Postumia (22 milioni di fatturato e 125 dipendenti). «Abbiamo acquistato il fondo accanto al nostro per poter realizzare un nuovo stabilimento nel 2007» racconta il titolare, Gabriele Gava, con il figlio Pierluigi. Le due proprietà erano separate da un fossato a uso agricolo, neanche due metri di ampiezza. Dopo una serie di richieste a Comune, Consorzio di bonifica, Genio civile, Regione Veneto settore difesa del suolo, Autorità di bacino e Demanio, il fosso è stato spostato e il nuovo tracciato è stato collaudato. Restava da concludere la permuta: «In sostanza, si trattava di regalare all'ente pubblico la nuova canaletta, costruita a spese dell'azienda, mentre quella vecchia andava acquistata: sdemanializzazione, appunto» spiega l'architetto Domenico Borgo.

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