Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2012 alle ore 19:46.
L'ultima modifica è del 24 ottobre 2012 alle ore 14:46.

My24

«Visto che c'è un esposto, ancorché di Raisi (deputato ex Pdl, ora Fli, ndr), è giusto che la magistratura accerti. Io sono sicuro che le cose siano state fatte per bene». Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a proposito delle vicenda che coinvolge Zoia Veronesi, sua storica segretaria, indagata dalla Procura di Bologna per truffa aggravata ai danni della Regione Emilia-Romagna.

Circa un paio di settimane fa ha ricevuto un avviso a comparire. Al centro dell'inchiesta, condotta dal Pm Giuseppe Di Giorgio, il suo ruolo avuto a Roma per decisione della Regione come «raccordo con le istituzioni centrali e con il parlamento».

Negli accertamenti compiuti dalla magistratura non sarebbe stata trovata traccia di questa attività di cui era stata incaricata. La truffa si sarebbe concretizzata proprio in questo: nel non aver svolto l'attività a cui era stata chiamata. E l'ammontare della truffa - per l'ipotesi di accusa - sarebbe quindi relativo alla retribuzione avuta dalla Regione per l'anno e mezzo circa in cui ha ricoperto l'incarico. Poi si è dimessa dalla Regione ed è stata assunta dal Pd.

A mettere in moto l'inchiesta fu nel marzo 2010 il famoso esposto di Enzo Raisi in cui si ipotizzava la creazione di un incarico appositamente per la Veronesi da parte della Regione, tale da consentirle di continuare a seguire a Roma l'attività del segretario del Pd ed ex presidente dell'Emilia-Romagna.

«Il pubblico ministero - ha spiegato l'avvocato difensore, Paolo Trombetti (già difensore dell'ex sindaco di Bologna, Flavio Delbono) - ci ha invitato a rendere interrogatorio: cosa che faremo senz'altro perché abbiamo interesse a chiarire che non c'è stata nessuna irregolarità da parte di chiunque, tanto meno della signora Veronesi. L'ipotesi di reato - ha aggiunto - viene respinta. Come verrà dimostrato nell' interrogatorio è tutto regolare e senza ombre. Si tratta di una vicenda in cui nulla le può essere rimproverato».

Non c'è - almeno al momento - nessun coinvolgimento "romano" nell'inchiesta: «Le indagini, allo stato, sono circoscritte alla signora Zoia Veronesi», ha precisato il Procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, portavoce della Procura. «Sono stati acquisiti ed esaminati - ha aggiunto - tutti i documenti relativi sull'iter burocratico relativo al distacco».

Zoia Veronesi - dopo l'uscita della notizia dell'esposto di Raisi, nel marzo 2010 - aveva spiegato di essere una dipendente regionale con orario di lavoro di 36 ore: «Nel tempo libero e nei weekend faccio quello che mi pare gratuitamente». E aveva aggiunto che Bersani, con cui lavora da 20 anni, quando è diventato segretario Pd le aveva chiesto se era disponibile a lavorare con lui. La decisione era stata di andare a lavorare con lui, dopo avere annunciato il 28 gennaio 2010 le dimissioni dalla Regione, diventate tali dopo i due mesi di preavviso.

La posizione di «raccordo con le istituzioni centrali e con il parlamento» venne istituita dalla Regione il 27 maggio 2008, poco dopo la caduta del governo Prodi. La posizione era stata poi soppressa nel settembre 2010.

Enzo Raisi: non sono responsabile dei tempi delle indagini
Enzo Raisi, deputato di Fli, commenta la vicenda su Facebook un «risultato» di una delle sue denunce: «Mi dispiace - scrive - che gli esposti, presentati a inizio 2010 nei confronti di attività della Regione Emilia-Romagna, oggi, in pieno svolgimento delle primarie del Pd, possano produrre effetti nella competizione. Non sono io il responsabile dei tempi delle indagini».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi