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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2012 alle ore 09:50.

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Per un'inchiesta che si è chiusa con l'archiviazione, ce n'è un'altra che si apre: la Procura della Corte dei Conti della Campania ha infatti avviato un'istruttoria su un presunto danno erariale da 43 milioni di euro nel settore delle bonifiche ambientali. L'inchiesta dei magistrati contabili, affidata al nucleo di polizia tributaria di Napoli, ha portato all'emissione di 17 atti di citazione in giudizio nei confronti di politici, amministratori e tecnici accusati di «un ulteriore caso di grave e rilevante spreco di denaro pubblico».

I politici sott'inchiesta contabile
«Avvisi di garanzia» sono stati inviati all'ex ministro dell'Ambiente, Willer Bordon, all'ex sottosegretario al Lavoro, Raffaele Morese e all'ex governatore della Campania, Antonio Bassolino, oltre che agli ex sub commissari Angelo Vanoli e Arcangelo Cesarano, all'ex vice presidente della Regione Campania Antonio Valiante, agli ex assessori Adriana Buffardi, Vincenzo Aita, Gianfranco Alois, Luigi Gesù Anzalone, Teresa Armato (oggi parlamentare del Pd), Ennio Cascetta, Maria Fortuna Incostante (anche lei parlamentare del Pd), Federico Simoncelli, Marco Di Lello, Luigi Nicolais (oggi presidente del Cnr) e Rosalba Tufano.

Il contratto capestro e l'indagine del capitano Ultimo
Gli accertamenti della Corte dei Conti sono la continuazione della precedente inchiesta, condotta dalla procura della Repubblica di Napoli, sulla gestione delle bonifiche lungo il litorale domizio flegreo ed agro-aversano. Un versante investigativo di cui si era occupato, nel 2009, anche il capitano Ultimo che sentì Gaetano Vassallo, l'ex «ministro dell'Ambiente» del clan dei Casalesi, a proposito delle infiltrazioni della camorra nei subappalti. «La Jacorossi aveva ottenuto la grande commessa pubblica grazie ad aderenze politiche. So per certo che non effettuava alcun lavoro ma si limitava a distribuire i lavori tra più ditte. In sede locale (…) la distribuzione avveniva sulla scorta delle conoscenze e del vincolo camorristico». Accuse rimaste senza alcun riscontro, tant'è che l'intero fascicolo è stato archiviato. Diversa sorte, invece, per quanto riguarda gli effetti contabili del contratto stipulato nel 2002 tra la Jacorossi, la Regione Campania e il commissariato di governo. Un contratto che – scrivono i magistrati contabili – era stato siglato «non solo senza gara pubblica ed in assenza della prevista certificazione Soa», necessaria a comprovare la capacità tecnica ed economica dell'impresa per l'esecuzione dell'appalto pubblico, e nonostante i vari pareri negativi espressi dai competenti uffici ministeriali e dall'Anpa (Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente).

Lavoratori socialmente utili pagati, ma senza lavorare
Malgrado tali irregolarità, l'appalto da 117 milioni di euro per la «progettazione e l'esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dei siti del litorale domitio flegreo e dell'agro aversano attraverso l'impiego di 380 lavoratori socialmente utili» è stato ugualmente siglato. Il danno erariale ammonta, nel complesso, ad oltre 43 milioni di euro, di cui circa 22 milioni di euro per il risarcimento danni riconosciuto alla Jacorossi Spa, 17 milioni circa quali maggiori costi sostenuti per lo smaltimento dei rifiuti presso terzi e circa 4 milioni di euro per quanto pagato dall'Inps a titolo di cassa integrazione ai 380 lsu e i periodi di fermo delle attività di bonifica.

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