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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2012 alle ore 01:49.
Servizi. Un container prefabbricato con sei bagni di cui uno riservato ai malati di gastroenterite, uno speculare di fronte per le docce. In uno dei due container l'acqua è potabilizzata ma il consiglio è di lavarsi i denti con la bottiglietta perché non è raro che porti infezioni alle gengive. Per le docce bisogna stare attenti a non usare troppa acqua calda perché si rischia di lasciare altri senza. Un prefabbricato accoglie alcune lavatrici dove si può lavare per poi stendere in mezzo agli stretti corridoi di cemento, almeno nella stagione estiva perché in inverno in Afghanistan piove quasi sempre e allora bisogna arrangiarsi sotto alle tettoie.
Cibo. Uno dei punti di orgoglio del nostro esercito sono giustamente le mense e anche nelle Fob questo must viene rispettato: solo cibo che arriva dall'Italia e di buona qualità. Ad ogni pasto la scelta tra due primi e due secondi, di cui quasi sempre uno di pesce. Porzioni abbondanti e buona qualità. Attenzione spasmodica all'acqua in bottiglia perché il caldo rischia di disidratare e la polvere impasta al bocca: in ogni ambiente si trova infatti un frigo con bottiglie e lungo i vialetti ci sono sempre casse di acqua italiana protette da tende mimetiche. L'attenzione al cibo e l'acqua in realtà ha anche una ragione sanitaria, perché l'acqua del luogo è spesso inquinata e del cibo locale non ci si può fidare. Due volte al mese in media la cucina però viene chiusa per al disinfestazione, questo è il K day perché si mangiano solo le razioni Kombat, che contengono i tre pasti, dentro scatolette di carne, ravioli al ragù o minestrone e, solo in alcune, una fialetta del vecchio liquore Cordiale, inserito nella colazione per affrontare il freddo del mattino. Purtroppo nelle nuove razioni il cordiale sarà abolito, creando non pochi orfani. Nella base infatti è assolutamente proibito bere alcolici che non sono in vendita e non si possono portare con sé all'arrivo. Le razioni K sono quelle che vengono usate quando si è fuori dalla base in missione e, anche in questo caso, pare che le italiane siano le migliori tra quelle di tutti gli eserciti impegnati in Afghanistan.
Svago. Quasi nulla. Per i militari impegnati qui i sei mesi di missione sono ancora più lunghi perché nella base non c'è niente, non un bar né uno spazio comune dove passare il tempo. La sera ogni luce è spenta con l'effetto di permettere di vedere un cielo stellato senza eguali ma con una scomodità notevole.
C'è una rete wifi che non funziona con regolarità e per averla i ragazzi hanno dovuto fare una colletta e pagano l'abbonamento ogni mese per pochi minuti a testa per comunicare con i familiari. Un altro prezzo che pagano volentieri è l'abbonamento per la tv satellitare che permette di vedere la tv italiana e, soprattutto, le partite di calcio quando il fuso orario lo permette. Questo weekend la super sfida pomeridiana tra Juventus e Napoli ha infiammato le tifoserie avverse e solo l'esultanza per i gol ha interrotto per un istante il silenzio della notte afgana.
Cure. Nella base c'è un giovane medico militare di 26 anni che può prestare le prime cure ma per ogni problema più serio è necessario spostarsi in elicottero per raggiungere un centro più attrezzato perché qui oltre a qualche medicina non è possibile fare nulla, nemmeno tenere in degenza i malati che tornano nelle loro tende. Due settimane fa un'epidemia di gastroenterite ha infatti colpito la base mettendo a letto 40 persone con dissenteria e febbre alta. Il problema è ricorrente perché la sabbia che vola incessante trasporta i germi che provengono da fuori.
Lavoro. Le attività che si svolgono sono quelle di pattuglia per mettere in sicurezza le strade e i villaggi e il mantenimento di buoni rapporti con la popolazione con la distribuzione di beni di prima necessità e cure mediche, oltre alla realizzazione di piccoli lavori come pozzi d'acqua.
Anche se per ragioni umanitarie però uscire è sempre pericoloso e le colonne di mezzi impiegano ore per fare pochi chilometri dovendo fermarsi spesso a controllare la presenza di mine o di insorti lungo la strada. I movimenti sono spesso seguiti dall'alto da aerei o elicotteri che garantiscono una copertura più efficace. Non di rado per le missioni non basta una sola giornata e allora l'unica possibilità è accamparsi nel deserto costruendo una patrol base, una formazione a cerchio dei mezzi per controllare il territorio. Per riposare tra un turno di guardia e l'altro, dormire è quasi impossibile, solo delle brandine esposte al gelo della notte o lo stretto interno dei mezzi.
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