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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2012 alle ore 12:39.

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Sulla diffamazione a mezzo stampa il muro contro muro tra Pd e Pdl, alla fine non c'è stato. Il disegno di legge di iniziativa parlamentare torna in commissione Giustizia. Il presidente di turno del Senato Domenico Nania, su richiesta di Giovanni Legnini (Pd), ha deciso per il rinvio dell'articolo 1 del provvedimento, che ne rappresenta il "cuore". A favore si sono espressi Pdl, Api e Idv. Il ddl dovrebbe comunque tornare in aula la prossima settimana, così come richiesto da Maurizio Gasparri (Pdl), che ha proposto martedì. Il Pd punta invece a prolungare il più possibile la permanenza del testo in Commissione.

Le critiche della Lega Nord a Pdl e Pd
Il Pdl, quindi, non ha detto no al rinvio in commissione, nonostante avesse già ottenuto la calendarizzazione in Aula del testo la prima settimana di novembre. L'asse con la Lega, anch'essa contraria a un passo indietro, non ha retto. Il capogruppo della Lega Nord a palazzo Madama Federico Bricolo ha attaccato: «Oggi - ha deto - la legge sulla diffamazione é stata affossata definitivamente in Aula per incapacità e colpa del Pdl e del Pd». «La proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa - ha poi continuato - che avrebbe dovuto abolire le sanzioni detentive per i giornalisti e allo stesso tempo tutelare maggiormente le persone diffamate attraverso il rafforzamento dello strumento della rettifica é stata rinviata in commissione dove sarà sepolta sine die in qualche polveroso cassetto».

Le modifiche
Ieri in Aula sono state introdotte alcune modifiche: è stata infatti dimezzata la multa per diffamazione (50mila euro, dai 100mila iniziali), che viene ridotta di due terzi se la rettifica è pubblicata a richiesta della persona offersa. Obbligo di rettifica digitale per le testate online, entro quattro giorni dalla richiesta.

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