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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2012 alle ore 17:25.

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Le spese che si accavallano e il Natale alle porte. Come conciliare? Nel Regno Unito il 41% della gente non fa mistero delle proprie preoccupazioni e si dice convinto che quest'anno concedersi le feste sarà molto più faticoso. L'anno scorso – rivela una ricerca Money Advice Service condotta su un campione di oltre 2mila adulti – quasi la metà delle famiglie (49%) è ricorsa a un prestito per fronteggiare il Natale. Oggi, a cinquanta giorni dall'appuntamento 2012, oltre un decimo di loro (13%) è ancora impegnato a saldare quel debito: solo il 24% afferma di aver chiuso ogni pendenza tra gennaio e marzo.

E per questo Natale si attende una spesa media di 592 sterline (46 in più rispetto al 2011), con un totale di 29 miliardi. Il Natale costa. Ma il 27% degli intervistati ammette che, sì, spesso si viene trascinati a spender più di quel che ci si potrebbe permettere. Per quel naturale desiderio di far piaceri a partner e parenti, e offrire ai bambini il "perfect Christmas".
Italiani ponderati

E in Italia? Secondo un sondaggio di Prestiti.it, l'anno scorso era il 34% a pensare a un prestito per coprire tutte le spese legate alle vacanze natalizie, e più della metà puntava a una cifra superiore ai 2mila euro. Regali, settimana bianca, cenone: i motivi non mancano mai.
I risultati sulle tendenze di questo Natale 2012 non sono ancora noti, ma bisogna considerare alcune importanti differenze. Come sottolinea Assofin, un confronto con il Regno Unito dovrebbe tener conto della diversa ripartizione percentuale del credito al consumo sul totale dei 27 paesi Ue. Se Oltremanica pesa per il 24% circa, in Italia supera di poco il 10 per cento. E anche il livello di credito al consumo pro-capite (4mila euro in UK), da noi non arriva ai 2mila euro.

Inoltre, guardando ai dati sull'evoluzione, è evidente che la domanda di credito da parte delle famiglie italiane ha segnato una battuta d'arresto. Incertezza, clima di fiducia peggiorato, riduzione del reddito disponibile: sono alcune delle ragioni che, nei primi sei mesi del 2012, hanno portato un calo dell'11,3 per cento. Dopo la flessione del 2,2% registrata nel 2011.

Qualità del credito e autocensura
«Nella prima parte del 2012, la rischiosità dei crediti alle famiglie è risultata stabile», spiega Enrico Lodi, direttore generale Credit bureau services di Crif. «Nel comparto del credito al consumo, il tasso di default (cioè l'indice di rischio di credito di tipo dinamico che misura le nuove sofferenze e i ritardi di sei o più rate nell'ultimo anno di rilevazione), si è stabilizzato intorno al 2,2 per cento». L'analisi di lungo periodo mostra però un livello di rischiosità ancora superiore rispetto all'inizio del 2007 (quando il tasso si attestava all'1,8%) e in crescita, «anche se – prosegue Lodi - questo livello si manterrà sotto controllo, soprattutto in virtù del contenuto indebitamento complessivo delle famiglie italiane».

C'è la tendenza a posticipare l'acquisto di beni di consumo finanziati attraverso un prestito. Anche a Natale. «La domanda di prestiti rilevata nel mese di dicembre 2011, in concomitanza con il periodo natalizio, ha visto una discesa (-10%) rispetto allo stesso mese del 2010. Questa dinamica – commenta Lodi - potrebbe essere letta come una sorta di autocensura preventiva da parte delle famiglie che, preoccupate dalla sostenibilità dell'indebitamento e dalla possibilità di riuscire a rimborsare regolarmente i finanziamenti accesi, hanno preferito rinviare gli acquisti, specie quelli costosi, a momenti più propizi».

In generale, quel che salta agli occhi è l'estrema cautela adottata dagli italiani in questa delicata fase del ciclo economico. «Una dinamica – conclude Lodi - confermata anche dall'entità degli importi medi richiesti, più ridotti rispetto al recente passato, e dall'allungamento della durata dei finanziamenti per rendere le rate meno pesanti».

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