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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2012 alle ore 20:23.

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Molto, forse moltissimo, dell'inizio politico dei prossimi vent'anni potrebbe essere qui. La riunione dei 2.200 più potenti della Cina che comincerà il prossimo 8 novembre, due giorni dopo la fine delle celebrate presidenziali americane, e che resta più segreta di un conclave papale, infatti dovrebbe proiettare la Cina, quindi il mondo, nei prossimi due decenni.

Per la politica occidentale, stretta nelle urgenze di poche settimane e mesi, affannata dalle pressanti scadenze elettorali al massimo di quattro o cinque anni, una programmazione politica su vent'anni sembra un sogno, un'illusione quasi da mago del baraccone.

Eppure per gli oltre 2mila che si assembleranno a Pechino per il 18° congresso del partito comunista cinese la programmazione di lungo periodo è molto reale, è la dimensione politica in cui sono stati allevati e in cui sono stati abituati a pensare.

In questo congresso infatti gli elementi chiave del prossimo decennio sono stati già decisi e presentati cinque anni fa. Sono il futuro presidente Xi Jinping e il futuro primo ministro Li Keqiang i quali dovrebbero governare fino al 2022.

Ma voci a Pechino circolano anche sul personaggio che dovrebbe guidare il Paese dal 2022 al 2032. Questi potrebbe essere Hu Chunhua, attuale segretario del partito in Mongolia interna, classe 1963. Naturalmente anche la politica cinese non è scolpita nella pietra e dieci anni sono un tempo immenso nella frenesia della storia attuale e una montagna di imprevisti potrebbero accadere nel frattempo. Ma il semplice fatto che si pensi a Hu Chunhua dà un senso di come ragioni la leadership di questo Paese, che tipo di programmi e di piani abbia.

Questi 20 anni saranno infatti cruciali per il mondo, è l'orizzonte temporale in cui la Cina si farà o cadrà. Nell'arco dei prossimi due decenni infatti la Cina potrebbe raggiungere vari obiettivi politici ed economici di enorme portata. Potrebbe superare il prodotto interno lordo (Pil) dell'America e diventare la massima economia globale. Ciò già di per sé sconvolgerebbe molto equilibri politici ed economici del mondo. Inoltre nel prossimo ventennio Pechino potrebbe riunificarsi con Taiwan e allo stesso tempo compiere importanti passi avanti nel processo di democratizzazione. Riunificazione e democrazia aggiungerebbero poi peso politico e volano economico alla sua economia già così importante.

Questo potrebbe anche non accadere o accadere solo in parte e ciò potrebbe a sua volta cambiare tutto l'orizzonte globale, stabilendo in quale modo vivremo noi nel prossimo futuro e a quale musica danzerà la Cina.

Le grandi strategie funzionano però solo fino a quando ogni singolo passo è ben preparato e portato avanti con sicurezza. I prossimi passi di Pechino dovrebbero riguardare due aree particolari. La prima è quasi iniziatica: la riforma delle imprese di Stato, le Soe. Una prima riforma di queste aziende era stata iniziata nel 1996 e proprio il successo di allora ha portato alla situazione attuale. Oggi grazie al loro potere, al loro accesso privilegiato al credito, all'enorme montagna di profitti accumulati e quindi alle vaste disponibilità di liquidi, le Soe creano enormi turbative nel mercato e anche nella politica cinese.

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