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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2012 alle ore 19:44.

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Umberto Ambrosoli (Imagoeconomica)Umberto Ambrosoli (Imagoeconomica)

Tensioni nel centrosinistra della Lombardia. Il candidato più apprezzato e corteggiato, l'avvocato Umberto Ambrosoli (figlio dell'"eroe borghese" Giorgio), rischia di presentare un conto troppo alto. Poche settimane fa ha rifiutato garbatamente le lusinghe via twitter di Pd, Sel, Idv. Poi, dopo qualche dialogo con i vertici dei partiti, è tornato sui suoi passi, decidendo di candidarsi alla presidenza della Regione Lombardia, una candidatura vista particolarmente bene dai vertici del Comune di Milano.

Ma ora è Ambrosoli a dettare le regole: niente primarie nel centrosinistra nel caso di una sua scesa in campo; una lista civica forte a sostegno del suo nome; mani libere nei confronti del partito e forse, dicono le indiscrezioni degli ambienti vicini a Palazzo Marino, la richiesta di una coalizione priva di Sel e Idv ma comprensiva dell'Udc.

Per il Pd si tratta sostanzialmente di un autogol. Se è Ambrosoli a decidere sulle primarie, cambiando addirittura la composizione della coalizione, i discorsi di queste settimane sull'importanza della democrazia interna nel centrosinistra diventano vani.

Ma non solo. L'assetto della coalizione cambierebbe totalmente, non ci sarebbe più Sel e Idv, e l'ago della bilancia non sarebbe più il Pd, il principale partito del centrosinistra, ma Ambrosoli stesso, che deciderebbe in solitudine nomi, ruoli e deleghe.

Insomma la candidatura civica per eccellenza, il nome che avrebbe unito il centosinistra e strappato consensi anche al centro sta inaspettatamente presentando un conto salato. Da candidato "di maniera" si sta trasformando in un uomo solo al comando. Una svolta inattesa per il Partito democratico.

Tanto che, se non verrà trovato un accordo nel giro di pochi giorni o addirittura poche ore (c'è chi parla di questa notte) il Pd potrebbe fare altre scelte e scaricare il suo (ex) candidato ideale.

La posizione del centrosinistra è abbastanza lineare. Sul fatto di rinunciare alle primarie la maggioranza non è d'accordo, perché ormai sono diventate un simbolo di democrazia interna e perché ormai la macchina è partita con i primi nomi: Alessandra Kustermann (ginecologa, sostenuta da una parte minore del Pd e dalla società civile), Fabio Pizzul (consigliere regionale del Pd di area cattolica), Giulio Cavalli (consigliere regionale Idv), Roberto Biscardini (consigliere comunale di Milano del Pd), Andrea Di Stefano (direttore della rivista Valori, candidatura civica voluta dalla sinistra radicale).

Infine, non è visto di buon occhio nemmeno il fatto che ora sia Ambrosoli a fare la voce grossa imponendosi sui partiti.

Nelle prossime ore potrebbe essere trovata una quadra. Ma c'è già chi pensa al piano B: il Pd potrebbe tornare a sostenere la scelta di una settimana fa, Fabio Pizzul, democratico rassicurante perché all'esperienza nel Pirellone unisce anche un profilo moderato, apprezzato anche dall'area cattolica.

Le elezioni regionali probabilmente si terranno il 3 febbraio (in concomitanza con il Lazio e il Molise).

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