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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2012 alle ore 16:00.

(Ansa)(Ansa)

«Di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis, la Ue tace. Chissà forse ci farà una multa per divieto di sosta a Montecitorio». Beppe Grillo, leader di M5s, torna ad attaccare via blog le trattative frenetiche degli ultimi giorni per definire la nuova legge elettorale.

In un post, Grillo ricorda che «la Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto ha sancito nel 2003 che "gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell'anno che precede l'elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o ad un livello superiore a quello della legge ordinaria"». E conclude: «C'è del marcio a Bruxelles. Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere».

Per il senatore Stefano Ceccanti (Pd), relatore alla riforma della legge elttorale al Senato, «A prescindere dall'argomento sull'opportunità e sulla difficoltà di fare una riforma elettorale a fine legislatura, che ha alcune ragioni di fondatezza, bisogna però avvisare Grillo che ha preso un granchio e che la Ue tace perché il Consiglio d'Europa, di cui lui parla, non c'entra niente con l'Unione europea. Come si fa a candidarsi a vincere le elezioni senza conoscere la differenza tra Unione europea e Consiglio d'europa?».

Più morbido il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, che pur senza usare i termini usati dal comico ha ammesso che la soglia del 42,5% «non piace neanche a me». «Se quella é l'unica misura che si intende mettere, é una misura praticamente irraggiungibile», ha aggiunto il segretario del Pd, a margine di un convegno a Milano. Bersani ha però insistito sulla necessità di conservare un premio di governabilità: «Senza nessun'altra misura, senza nessun altro premio di governablità - ha spiegato Bersani - si potrebbe arrivare a una situazione di ingovernabilità e questo non farebbe bene a un paese come l'Italia: attenzione perché non stiamo ragionando per il Pd ma soprattutto per l'Italia».

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