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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2012 alle ore 14:47.

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Il ritiro degli alleati da Kabul sembra riportare indietro le lancette del tempo trasformando il conflitto afghano da guerra hi-tech combattuta con droni, missili e sistemi satellitari in qualcosa di simile al Primo conflitto mondiale. Forse in Afghanistan non ci saranno gli assalti frontali alle trincee che caratterizzarono le battaglie della Grande Guerra, improbabili in un conflitto insurrezionale, ma almeno un protagonista sembra riesumato dalle battaglie combattute sulle Alpi nel 1915-18: gli asini. La notizia, raccontata da un reportage del Washington Post, potrebbe sembrare di carattere folkloristico ma nasconde in realtà il disastro logistico al quale andrà incontro l'esercito afghano dopo il ritiro della Nato.

Con il progressivo ritiro delle forze statunitensi e alleate infatti, gli asini stanno prendendo il posto degli elicotteri e vengono utilizzati dalle forze afghane per il rifornimento degli avamposti ceduti al loro controllo dagli alleati in ritirata. ''Gli asini sono gli elicotteri afghani'' ha affermato il colonnello Abdul Nasseri, comandante di un kandak (battaglione) afghano nella provincia di Kunar. Centinaia di asini sono già "operativi" nelle basi che i soldati americani hanno costruito, difeso e poi in parte consegnato alle forze locali (molte altre sono state demolite perché non gestibili dai militari afghani).

Il giornale sottolinea come il fenomeno dimostri, nonostante gli sforzi e gli investimenti per dotare di mezzi le forze di Kabul, l'ampio gap che separa le forze statunitensi da quelle afghane e l'inevitabile regresso tecnologico che si verificherà nel conflitto afghano quando i soldati alleati si saranno definitivamente ritirati, entro la fine del 2014.

Negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti hanno investito oltre 50 miliardi di dollari (pari a tre volte il budget delle forze armate italiane di quest'anno) nell'ammodernamento delle forze afghane, fornendo loro addestramento, armi, equipaggiamenti e veicoli di vario genere inclusi una ventina di velivoli da trasporto G-222 program e un'ottantina di elicotteri MI-17 acquistati da Washington in Russia che si affiancano a una ventina di elicotteri dello stesso tipo e Mi-24 da combattimento già in servizio al tempo dei talebani.

Finora solo pochi dei nuovi elicotteri ordinati a Mosca sono entrati in servizio e le forze afghane dispongono oggi di appena 31 velivoli di questo tipo. Pochissimi per un Paese così vasto. Basti pensare che nella regione Occidentale a guida italiana sono presenti solo 5 Mi-17 per coprire un territorio vasto come il Nord Italia.

Gli Stati Uniti hanno limitato a 4,1 miliardi di dollari annui gli aiuti per le forze militari di Kabul, sufficienti a pagare gli stipendi e poco altro e il presidente afghano Hamid Karzai sta già rivolgendosi a Paesi extra-NATO (Russia, India e Cina) per equipaggiare il suo esercito che dovrà però essere anche addestrato all'impiego di mezzi moderni e velivoli.

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