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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2012 alle ore 14:47.

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La diatriba in atto tra Kabul e Washington non riguarda solo gli elicotteri ma anche artiglieria, mezzi blindati antimina, visori notturni e sistemi di sminamento per contrastare gli ordigni improvvisati utilizzati dai talebani. Mezzi e apparecchiature moderne che Washington non sembra disposta a fornire, se non in piccoli quantitativi, per ragioni di costo ma forse anche perché non si fida troppo degli alleati afghani che da gennaio hanno già ucciso una sessantina di militari alleati nei cosiddetti "insider attacks".

In attesa di nuove forniture che richiederanno anni, battaglioni dell'Afghan National Army dislocati nelle zone montuose e impervie fuori dalle poche strade asfaltate del Paese devono contare su carovane di asini
per ricevere munizioni, acqua, viveri, medicinali, in pratica tutto il necessario per sopravvivere e combattere. Una soluzione non certo priva di limitazioni e problematiche. Le carovane di asini sono lente e vulnerabili agli attacchi talebani ed è improbabile che compagnie di sicurezza accettino di scortarle attraverso passi montani e vallate.

I consiglieri militari statunitensi che visitano regolarmente le postazioni delle truppe afghane hanno rilevato che un Combat Outpost (avamposto) di grande valore tattico nella provincia del Kunar era vulnerabile sul piano logistico poiché il rifornimento della guarnigione è affidato a due ragazzini conduttori di quattro asini ognuno con 40 chili di carico sulla groppa. Inoltre l'esercito afghano non possiede asini e deve quindi affittare le bestie da soma o commissionare ai proprietari il trasporto dei generi necessari ai militari.

Una situazione che vede gli "armatori" delle mandrie di somari facilmente ricattabili dagli insorti le cui minacce in alcune regioni hanno addirittura indotto le compagnie telefoniche a rinunciare che installare le antenne per la rete mobile. C'è poi il problema dei pagamenti ai "contractors" degli asini, che l'esercito afghano (afflitto da corruzione e inefficienze croniche come tutti gli apparati pubblici afghani) effettua con gravi ritardi o addirittura non effettua.

Alcuni proprietari di somari, stanchi di attendere il saldo delle prestazioni degli instancabili quadrupedi, hanno cominciato a scioperare sospendendo i rifornimenti agli avamposti. "Abbiamo bisogno di acqua" protesta il colonnello Ashraf in servizio in una base avanzata nella remota valle di Pech. "E noi abbiamo bisogno di un contratto pagato" ha risposto uno dei proprietari evidenziando i sospetti che il denaro per pagare i trasporti sia stato "trattenuto" da qualche ufficiale. Le truppe statunitensi cercano di aiutare i colleghi afghani in diversi modi. Alcuni consiglieri militari sottolineano con ironia di essere stati dispiegati in zone ad alto rischio dell'Afghanistan solo per contrattare con i contadini locali i costi delle prestazioni degli asini.

Alcuni comandanti di reparti americani hanno donato "razioni K" agli afghani perché potessero venderle e con il ricavato pagare il trasporto dei rifornimenti. La soluzione più efficace sarebbe dotare l'esercito afghano di somari di sua proprietà il cui impiego esporrebbe al fuoco nemico i militari assegnati a queste unità. Impossibile anche ipotizzare la donazione di somari da parte degli eserciti alleati poiché gli americani hanno chiuso il loro ultimo reparto dotato di bestie da soma nel 1956 e anche gli alpini italiani hanno rinunciato ormai da anni agli asini. I palliativi adottati dagli americani per aiutare gli afghani sembrano del tutto inadeguati a risolvere i problemi logistici che hanno messo in crisi i più importanti eserciti del mondo e che ben difficilmente l'esercito di Kabul riuscirà a superare.

La questione non riguarda solo gli asini e i rifornimenti minuti per i plotoni schierati nelle "fortezze Bastiani" sulle montagne afghane ma l'intera catena logistica di supporto all'Afghan National Army. Un rapporto statunitense ha recentemente valutato che " il governo afghano non sarà in grado di rifornire in modo completo le basi delle forze di sicurezza dopo il 2014 e con il decrescere del supporto degli Stati Uniti e della coalizione a causa di carenze finanziarie e nella catena degli acquisti e dei rifornimenti".

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