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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2012 alle ore 18:50.

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Nella foto il direttore de Il Giornale, Alessandro SallustiNella foto il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti

Torna il carcere per i giornalisti. L'emendamento presentato dalla Lega al disegno di legge Sallusti - varato in seguito alla condanna al direttore del Giornale Alessandro Sallusti - è stato approvato dall'aula del Senato nel corso di una votazione in cui il governo è stato battuto. Il sottosegretario alla Giustizia Antonino Gullo ha confermato di aver dato parere negativo alla proposta leghista, dopo aver invitato il Carroccio al ritiro. Il provvedimento, su cui si era espressa a favore anche l'Api, prevede la possibilità «della reclusione fino ad un anno» o della multa da 5mila a 50mila euro, tenuto conto della gravità dell'offesa e della diffusione dello stampato.

Maroni: «È stata solo una provocazione»
«È stato un emendamento-provocazione per risolvere il problema in modo serio e complessivo, non sull'onda delle emozioni: dunque nessun rischio galera, ma è stata un'iniziativa della Lega per far riflettere su un tema liquidato con troppa superficialità e fretta». Lo ha detto il segretario della Lega Roberto Maroni dopo l'approvazione dell'emendamento.

La norma passa con voto segreto: salta l'accordo politico
L'emendamento della Lega che reintroduce il carcere e in alternativa la multa fino a 50 mila euro è passato con voto segreto. I sì sono stati 131, i no 94 e 20 gli astenuti. A dichiarare ufficialmente di essere a favore il gruppo del carroccio e quello dell'Api di Francesco Rutelli. Di fatto è saltato l'accordo politico che aveva portato ad una condivisione del testo Berselli. Il Pd ha subito chiesto la sospensione dei lavori.

L'aula del Senato sospende i lavori
L'Aula del Senato ha sospeso i lavori dopo il sì alla pena del carcere nel caso di diffamazione a mezzo stampa e si é aggiornata a domani. La questione del come procedere all'esame del ddl sulla diffamazione a mezzo stampa é stata deferita alla Conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama che si riunirà domani alle 12,30. Lo ha deciso il presidente del Senato, Renato Schifani, registrando la quasi unanimità dei gruppi sulla richiesta partita da Luigi Zanda (Pd) di sospendere i lavori.

Berselli (Pd): «Il provvedimento su un binario morto»
«Credo che il provvedimento finirà su un binario morto». Lo afferma il presidente della commissione Giustizia del Senato nonché relatore, sul Ddl sulla diffamazione a mezzo stampa. Per Berselli la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama di domani potrebbe anche decidere un rinvio in Commissione ma per far «morire lì» il Ddl. Per Berselli il sì all'emendamento della Lega sul carcere é stato un «voto trasversale contro la stampa. Un voto di pancia e non di cervello. A questo punto - ribadisce - é probabile che la legge non si faccia». Il problema, rileva, é che «non si tratta di un singolo emendamento che può essere modificato alla Camera. Avremmo davanti altri tre voti segreti tra cui quello sull'intero articolo 1». Berselli conclude affermando che non si aspettava un voto di questo tipo dopo l'accordo politico raggiunto, in particolare tra Pd e Pdl, e i primi voti espressi oggi dall'Aula sugli emendamenti, alcuni a larghissima maggioranza.

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