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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 08:57.

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Da settimane il Pdl calabrese invocava una commissione d'accesso antimafia al Comune di Rende, alle porte di Cosenza, da sempre fiore all'occhiello dell'amministrazione targata centro-sinistra.
Detto e (quasi) fatto. Non siamo (ancora) alla commissione d'accesso ma la Procura di Catanzaro – attraverso l'accusa sostenuta dai pm Pierpaolo Bruni e Carlo Villani – ha fornito oggi un serio elemento di riflessione. Sono stati infatti spediti ai domiciliari i due consiglieri provinciali di Cosenza del Pd Umberto Bernaudo e Pietro Paolo Ruffolo (rispettivamente ex sindaco ed ex assessore del Comune e legati al potentissimo onorevole Sandro Principe, non indagato) accusati di ingerenza clientelare nella gestione di una società comunale di servizi mentre è finito in carcere Michele Di Puppo, considerato dall'accusa uomo della cosca Lanzino.

A leggere l'ordinanza – 34 asciutte pagine firmate dal Gip Livio Sabatini – c'è da restare a bocca aperta. I pm si sono visti respingere dal Gip l'aggravante del metodo mafioso ma i fatti sono comunque gravi secondo la descrizione che ne fa l'accusa e che solo parzialmente sono stati accolti dal giudice.
In buona sostanza – in attesa degli sviluppi – secondo l'accusa i due politici, candidati alle elezioni provinciali del 2009, avrebbero dato a Di Puppo vantaggi consistenti nella creazione di una società in house partecipata esclusivamente dal Comune di Rende e nella capitalizzazione a spese dello stesso Comune per una somma superiore a 8 milioni. La finalità esclusiva della società secondo l'accusa era quella di garantire occupazione e il pagamento di uno stipendio mensile a soggetti legati a vincoli di parentela o contiguità con esponenti apicali del clan Lanzino, tra i quali lo stesso di Puppo. La società in house, infine, avrebbe costituito un serbatoio di assunzioni e di conferimenti di incarichi occasionali in cambio di voti che sarebbero stati procacciati per i due politici.

EX SINDACO RETICENTE
Il 30 aprile 2012 l'ex sindaco di Rende è stato interrogato dagli inquirenti e si è difeso sostenendo che la società in house avrebbe garantito un maggior controllo e una razionalizzazione del servizio. Ha scaricato sui dirigenti le assunzioni dell'intero personale della neo costituita società ma soprattutto Bernaudo ha detto di non sapere nulla né dell'assunzione di Ettore Lanzino né della sua appartenenza alla criminalità organizzata così come di Michele Di Puppo e ha aggiunto: "…ad ogni buon fine che io li conosca o li abbia conosciuti o meno me li sono ritrovati come dipendenti della cooperativa con la quale altri amministratori pubblici prima di me hanno stipulato il contratto di appalto". Sulla campagna elettorale del 2009 l'indagato non ha escluso che alcuni dipendenti della società abbiano svolto campagna elettorale in suo favore ammettendo la partecipazione di taluni a riunioni e comizi elettorali.
E come è stato valutato dal Gip questo interrogatorio? "…E' ben vero che la trasformazione della cooperativa e la sua successiva ricapitalizzazione costituivano il programma di un piano industriale – si legge a pagina 20 -ma in concreto la gestione della cooperativa Rende e successivamente della Rende servizi è stata rivolta a perseguire interessi distinti da quelli pubblici. Anzi va rilevata la palese reticenza dell'indagato sia nel chiarire i suoi rapporti con Di Puppo sia nell'indicare con precisione, le modalità del procacciamento del voto da parte di alcuni dipendenti della Rende".
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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