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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2012 alle ore 16:24.

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Israele richiama i riservisti per l'assalto a Gaza (Epa)Israele richiama i riservisti per l'assalto a Gaza (Epa)

In un momento di crisi per la sicurezza nazionale il richiamo di riservisti nell'esercito israeliano è una procedura di routine giustificata non solo dagli scontri e dai bombardamenti a Gaza ma anche dagli scambi di colpi d'artiglieria con i siriani sulle alture del Golan. Secondo un bilancio fornito questa mattina dagli israeliani, sono stati colpiti dalle forza aeree circa 500 obiettivi nella Striscia di Gaza, inclusi depositi di armi e siti per il lancio dei razzi contro il territorio israeliano colpito da oltre 300 ordigni lanciati dalla Striscia di Gaza dall'inizio dell'operazione.

Nonostante i molti bersagli colpiti i fitti lanci di razzi (anche i Fajr-5 iraniani in grado di raggiungere Tel Aviv) confermano la vitalità dei miliziani palestinesi e l'ampia disponibilità di ordigni. Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha autorizzato il richiamo fino a 30.000 riservisti che potranno essere mobilitati in ogni momento ma per ora i richiamati sono solo 16mila. In questo contesto più della quantità è la "qualità" del personale militare a far comprendere i possibili sviluppi dello scontro in atto.

I soldati richiamati in servizio sono infatti quasi tutti fanti e genieri e tutti destinati al sud del Paese. Proprio le specialità necessarie ad alimentare un'offensiva su vasta scala per la quale sono già presenti nel sud reparti corazzati. Dopo l'operazione "Piombo Fuso", tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009, la rete di linee difensive istituite da Hams nella striscia di Gaza è stata potenziata con cunicoli, camminamenti, bunker e postazioni di tiro e per il lancio dei razzi mimetizzate tra le abitazioni civili.

Un'opera di ingegneria militare effettuata progettata dagli esperti del Corpo della guardie rivoluzionarie iraniane, i pasdaran che in questi anni hanno anche addestrato in Iran molti combattenti di Hamas. Per questo il comando israeliano si aspetta di dover combattere duramente, avanzando metro per metro su un terreno infido, pieno di trappole esplosive e dove la superiore potenza di fuoco di Tsahal non potrà esprimersi a pieno per limitare il più possibile le vittime civili.

Un'invasione di Gaza richiederebbe una forte integrazione tra i velivoli da attacco e ricognizione (jet F-16, elicotteri da attacco Apache e droni) in appoggio alla fanteria che avanzerebbe protetta dai pesanti trasporto truppe corazzati e dai carri armati Merkava 4, molto resistenti alle armi anticarro. In un combattimento in ambiente urbano il lavoro più rischioso spetta ai piccoli reparti di fanteria e di genieri, squadre e plotoni incaricati di pattugliare strade, perquisire edifici e trovare postazioni e depositi di armi facendo attenzione a evitare o a disattivare mine e ordigni esplosivi improvvisati.

«Un'operazione di terra a Gaza si avvicina» ha ammesso la radio militare israeliana mentre il portavoce dell'esercito, Yoav Mordechai, ha ammesso che «stiamo estendendo la campagna militare». I tempi richiesti dalla mobilitazione dei riservisti, in media due/quattro giorni, potrebbero indicare con una certa approssimazione l'inizio dell'offensiva su Gaza che anche nel 2008 prese il via dopo una settimana di scaramucce, raids aerei e lanci di razzi.

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