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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2012 alle ore 15:28.

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Sul sito dell'agenzia dell'Entrate è disponibile il programma per eseguire, sul proprio pc, il Redditest: ovvero l'auto-diagnosi della coerenza fiscale tra quanto abbiamo dichiarato e il reddito ricostruito sulla base delle principali voci di spesa.

Privacy a rischio? I dubbi dei contribuenti
Lo strumento, presentato dal direttore generale dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, è stato pensato per offrire al cittadino la possibilità di controllare, in modo semplice, la coerenza della propria dichiarazione fiscale. Un bell'esempio di digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Eppure, l'entusiasmo ha lasciato subito il posto ai timori per la privacy. La domanda più diffusa tra chi si appresta a fare il test è la seguente: «E se l'agenzia delle Entrate memorizza i dati inseriti durante il test?».

Le rassicurazioni dell'Agenzia: il test è anonimo
«Questo test ti aiuta a sapere se il reddito della tua famiglia è coerente con le spese sostenute. Le informazioni rimangono sul tuo computer senza lasciarealcuna traccia sul web». Con questa frase, riportata in bella vista sulla pagina di inizio del test, l'agenzia delle Entrate punta a rassicurare i contribuenti che temono per la loro privacy. Ma cosa dicono gli esperti?

Il parere degli esperti
I tecnici interpellati dal Sole24Ore.com non hanno dubbi: il file che viene scaricato (redditest.jnlp) è un .jnlp, ovvero un protocollo ben noto ai programmatori utilizzato per lanciare le applicazioni "Java Web Start", le quali non richiedono alcuna installazione.

Analizzando il contenuto del file (si veda il codice nel grafico correlato) si nota chiaramente che non ci sono collegamenti al sito dell'agenzia dell'Entrate, ma solo le istruzioni per scaricare tre archivi java che si trovano sul sito pubblico in questa directory (java.sun.com/products/autodl/j2se) e che sono nominati nel seguente modo: IncomeEvaluator.jar, redditestv1.jar, redditestv1res.jar.

L'applicazione, per permettere l'asecuzione del test, esegue il contenuto di questi tre archivi, sul computer utilizzando la Java virtual machine e salvando i dati inseriti in una cache locale, ovvero nella memoria temporanea del computer. Quindi la privacy dei nostri dati sembra davvero al sicuro. Anche se...

Quello che resta da sapere per fugare gli ultimi dubbi
Analisi approfondite andrebbero condotte sul contenuto dei tre file jar. Per fugare anche gli ultimi dubbi sul fatto che il test garantisca veramente l'anonimato, bisognerebbe analizzare il contenuto dei tre file jar di cui abbiamo dato conto, per escludere la presenza di istruzioni che inviino i dati memorizzati nella cache locale anche ai server dell'agenzia guidata da Attilio Befera.

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