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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2012 alle ore 11:39.

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Nella foto l'Aula del SenatoNella foto l'Aula del Senato

Lunedì 26 novembre sciopero generale dei giornalisti di quotidiani, televisioni, agenzie di stampa, periodici, testate web, free lance, uffici stampa «contro il provvedimento sulla diffamazione in discussione al Senato che limita gravemente l'autonomia dell'informazione». Lo annuncia il segretario della Federazione della stampa, Franco Siddi.

La decisione arriva dopo il «sì» del Senato alla norma "salva-direttori", l'emendamento al Ddl Diffamazione presentato da FilippoBerselli (Pdl). La norma prevede che - per lo stesso reato di diffamazione - il giornalista vada in carcere fino a un anno, mentre al direttore e al vicedirettore responsabile tocchi solo il pagamento di una multa fino a 50mila euro. Su questo punto invece il Governo, con il sottosegretario alla Giustizia Antonino Gullo, aveva espresso un parere tecnico di contrarietà.

Lunedì il voto definitivo sul Ddl Diffamazione
Ora, per il Ddl Diffamazione, si attende il voto definitivo del Senato. La votazione è stata oggi rinviata a lunedì 26 novembre: l'Aula dovrà pronunciarsi sull'articolo 1 del Ddl Diffamazione, ovvero il "cuore" del provvedimento che contiene anche la norma "salva-direttori" - il cosiddetto "salva -Sallusti".

Il gruppo del Pd chiede il voto segreto. «La nostra battaglia ostruzionistica - afferma il senatore Pd, Vincenzo Vita - contro il fuorilegge autoritario del testo sulla diffamazione ha ottenuto un primo significativo risultato. Il dibattito è stato rinviato a lunedì pomeriggio e si riprenderà con diversi interventi a scrutinio segreto richiesto dal Pd sull'articolo 1». «Il testo così com'è, ivi compreso l'emendamento salva carcere per i direttori - aggiunge Vita - è un obbrobrio che non serve a Sallusti e rischia di danneggiare gravemente l'autonomia dell'informazione. Quindi faremo di tutto perché venga bocciato già lunedì».

Berselli (Pdl) contrario al rinvio a lunedì
«Il Pd spera con il voto segreto sull'articolo 1 del Ddl di affossare questo provvedimento, ma speriamo che questo non avvenga perché quella che sta uscendo fuori è una buona legge», ha detto il presidente della commissione Giustizia del Senato e relatore del Ddl, Filippo Berselli, commentando l'iniziativa del Pd di raccogliere le firme per chiedere il voto segreto sul cuore del testo, che contiene tra l'altro la norma "salva-direttori".

E, a proposito del via libera dell'Aula - nonostante il parere negativo del Governo - Berselli si dichiara «molto soddisfatto»: è la sua proposta, il suo ennesimo tentativo di mediazione in questo complicata vicenda. Berselli si dispiace per il fatto che il voto sull'articolo 1 sia stato rinviato a lunedì, ma la decisione di «proseguire oggi si sarebbe dovuta prendere all'unanimità e anche l'Api si è detta contraria».

Sallusti: lettera aperta a Iacopino
Da parte sua il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, pubblica oggi sul suo quotidiano una lettera aperta al presidente dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, dal titolo "Di nuovo alla sbarra, di nuovo per un Pm". Nella lettera Sallusti chiede a Iacopino «una mano» per una denuncia in sede penale fatta da Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo in merito alla pubblicazione di una recensione del libro "Le mani nel cassetto, e talvolta anche addosso", pubblicato l'anno scorso dal Consiglio nazionale dell'Ordine. «Mi sono limitato a pubblicare, anche per cortesia a lei, una recensione del libro, compresi stralci della pagina con la testimonianza del mio collega Stefano Zurlo che ricordava come nel 1996 venne perquisito, su ordine dei Pm Davigo e Colombo, per uno scoop che riguardava l'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro», scrive Sallusti. «Due ex magistrati del pool Mani pulite, ora signori ricchi e potenti, mi hanno denunciato in sede penale, e uno zelante loro collega, il pm Vincenzo Fiorillo, ha deciso di chiedere il mio rinvio a giudizio», prosegue il giornalista. «Ci sarà un processo. La condanna la diamo per già scritta».


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