Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2012 alle ore 10:58.

My24

In poco più di un anno, tra l'l1 dicembre 2010 e il 29 gennaio 2012, la cosca dei Bellocco ha assunto il controllo della società Blue Call, ne ha svuotato le casse e ne ha trasferito gli asset alla Alveberg, direttamente riconducibile al clan rosarnese. La società "obiettivo" - così la definisce il Gip Giuseppe Gennari nell'ordinanza eseguita ieri notte - è una società di servizi che opera nei call center, con clienti (ovviamente ignari) del calibro di SKY Italia, Vodafone, Ticket One, Reti Televisive Italiane, Wind Comunicazioni, Teletu).

La "colonizzazione violenta" dell'azienda
La Blue Call Srl, fondata nel 2008, con una sede a Cernusco sul Naviglio (Milano) e un'altra a Rende (Cosenza), nel 2010 è arrivata a contare 872 dipendenti, oggi ridotti a 286 perché - scrive ancora il giudice - «colonizzata dalla 'ndrangheta, prima con il consenso e poi con la estromissione violenta degli originari imprenditori nordici e "puliti"». I loro nomi sono Andrea Ruffino e Tommaso Veltri i quali, attraverso una rete di parentele e qualche gioco di sponda con San Marino, hanno fondato, gestito e infine condiviso con i calabresi la loro intrapresa, fino a metterla in mano alla ‘ndrangheta.

Come si è arrivati al controllo societario
Come è potuto accadere? Attraverso la cessione del 40% delle quote societarie ai mafiosi, con l'idea di farci affari, in parte accollandosi un debito verso di loro e, soprattutto, chiedendone la protezione per le attività in Calabria. Fondamentale in questa rete la figura di Carlo Longo, calabrese di Galatro (15 km da Rosarno) che risiede a Carona, in Svizzera, e da lì cura gli interessi finanziari dei mafiosi, procaccia loro buoni affari nonché gli investimenti più redditizi. La cessione di quote della Blue Call - 30% ai Bellocco, 10% al commercialista Emilio Fratto avviene con un duplice scopo:
1) saldare un debito che l'imprenditore Andrea Ruffino aveva maturato verso Fratto (a sua volta debitore verso la cosca di Rosarno, dunque con il meccanismo dell'accollo da parte di Ruffino) e
2) con l'idea di "sfruttare" la collaborazione dei mafiosi, i due imprenditori vogliono assicurarsi protezione per le loro attività in Calabria, minacciate dalle pretese di altre cosche di Capo Rizzuto.

Cronistoria della scalata malavitosa
La cronistoria, in fondo semplice, della scalata malavitosa (cui è stata dischiusa la porta) si riassume in poche tappe:
- Ruffino e Veltri, attraverso l'intermediazione del commercialista Emilio Fratto, nella seconda metà del 2010 prendono contatti con Longo.
- Il faccendiere residente in Svizzera valuta l'affare e lo propone a Umberto Bellocco (30 anni), all'epoca latitante.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi