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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2012 alle ore 16:09.

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È il 21 novembre 2009 e gli investigatori, che stanno svolgendo le indagini su alcuni esponenti del clan Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria), intercettano un colloquio nel carcere di Vigevano (Pavia). Il dialogo - contenuto nell'ordinanza che ieri notte ha portato ad arresti sull'asse Reggio Calabria-Milano - è tra Maria Teresa D'Agostino, detenuta e moglie di Carmelo Bellocco, Mariangela Bellocco, il marito Pasqualino Malvaso e la sorella minore della stessa Mariangela.

Disprezzo per la magistratura
Nella prima parte del dialogo Mariangela Bellocco esprime disprezzo verso la magistratura, responsabile della mancata scarcerazione del fratello Francesco («a Ciccio non ne vogliono più sapere di liberarlo», "..non ni vonnu chiù sapiri mu cacciunu", mamma…, sono bastardi "malanova mi hannu" addirittura il pubblico ministero, il leader, il leader») e D'Agostino condivide l'opinione della figlia («bastardi, li rovinano loro i cristiani»).

Il tema assegnato a scuola: "Parla contro la mafia"
Nella circostanza Mariangela raccontava alla madre che alla sorellina era stato assegnato un tema sulla mafia («le danno un tema ad Isabella: parla contro la mafia») e a quel punto aggiunge che a scrivere il tema era stata lei al posto della sorella minore, sostenendo che la vera mafia era lo Stato («io le ho fatto un tema (alla sorella, ndr) no, guarda…, guarda che tema che le danno (...) … "Parla contro la mafia". Io le ho fatto il tema» riferendosi sempre alla sorella, «e le ho scritto, io sono la persona meno adatta a parlare contro la mafia, perché sono una persona che hanno arrestato tutti i miei genitori per reati mafiosi, quindi… è inutile…contro la mafia…. Per me la mafia è lo Stato, gliel'ho scritto.., proprio gliel'ho dato per leggerglielo. La professoressa gliel'ha preso e le ha detto, te lo dò lunedì…»).

Fare l'avvocato senza credere nella legge
D'Agostino, da dietro le sbarre, evidentemente non si accontenta che quella sentenza («la mafia è lo Stato») venga consegnata ad un professore. Lo spazio di una scuola, evidentemente, è troppo ristretto. No, bisogna andare oltre: «Le dovevate dire…pubblicatelo sul giornale», riferisce alla figlia che però si lascia andare ad altre considerazioni: «…le ha detto che voleva fare… le ho scritto io che lei voleva fare l'avvocato, però per la legge che c'è… che siccome non ci credo è inutile che va ad intraprendere una professione di questa…, tutte le cose…Disgrazia mi ci veni!, questi quattro bastardi».
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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