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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2012 alle ore 15:01.

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isco: Ceriani, da lunedì in corso verifica Gdf su Google Italyisco: Ceriani, da lunedì in corso verifica Gdf su Google Italy

Da lunedì scorso «il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano ha avviato una verifica fiscale extraprogramma nei confronti di Google Italy srl a socio unico, finalizzata al riscontro del corretto adempimento degli obblighi fiscali in Italia». Lo ha reso noto il sottosegretario all'Economia, Vieri Ceriani, rispondendo a un'interrogazione di Stefano Graziano (Pd) in commissione Finanze della Camera.

Redditi non dichiarati per 240 milioni
Ceriani ha rilevato che da una verifica svolta sempre dalla Gdf di Milano nel maggio 2007 è emerso che fra il 2002 e il 2006 la società italiana di Google ha registrato reddito non dichiarato per 240 milioni e Iva non pagata per oltre 96 milioni. Attualmente, ha proseguito il sottosegretario, l'Agenzia delle entrate sta verificando i risultati dell'ispezione.

Ceriani (Gdf): «Riescono a non pagare le tasse nel nostro paese»
La stessa Agenzia delle entrate, ha riferito Ceriani, ha fatto presente la difficoltà di agire nei confronti delle società digitali transnazionali che, come rilevato da Graziano nell'interrogazione, «sfruttando ingegnerie finanziarie offerte da evidenti lacune nella normativa nazionale e internazionale, riescono a non pagare le tasse nel nostro Paese».

Mirata attività di controllo fiscale
L'Agenzia, quindi, ha proseguito il sottosegretario, «per contrastare efficacemente fenomeni di pianificazione fiscale aggressiva avanti scala transnazionale, sta procedendo, in base a un primo screening delle risultanze dell'attività di tutoraggio dei grandi contribuenti, a una selezione di posizioni che possano dar luogo a una mirata attività di controllo fiscale nei confronti dei gruppi multinazionali attivi nel settore dell'elettronica e dell'e-commerce e le cui strategie fiscali sono oggetto di attenzione da parte dell'opinione pubblica italiana e internazionale».

Google Italy imputa i suoi proventi alla casa madre in Irlanda
Ceriani ha inoltre riferito dell'azione che l'Italia sta portando avanti nelle sedi internazionali contro l'erosione di base imponibile causata «dallo spostamento artificioso degli utili verso giurisdizioni maggiormente attraenti dal punto di vista fiscal», come fa Google Italy, che imputa i suoi proventi alla casa madre in Irlanda. E proprio sotto presidenza irlandese, l'anno prossimo il Consiglio europeo esaminera' l'Action plan e la raccomandazione sui paradisi fiscali e la pianificazione fiscale aggressiva che la Commissione europea sta predisponendo.

La risposta di Google: siamo fiduciosi di rispettare la legge italiana
«Google rispetta le leggi fiscali in tutti i Paesi in cui opera e siamo fiduciosi di rispettare anche la legge italiana». Lo afferma un portavoce di Google, commentando le informazioni fornite dal Governo nella risposta a un'interrogazione parlamentare. «Continueremo a collaborare con le autorità locali per rispondere alle loro domande relative a Google Italy e ai nostri servizi», aggiunge il rappresentante della società di Mountain View.

Il question time in commissione finanza
«Il governo ha risposto oggi in commissione alla nostra interrogazione sul mancato pagamento delle imposte da parte di Google nel nostro paese. È una risposta che conferma la fondatezza dei nostri interrogativi su questa vicenda». Lo dichiara il deputato del Partito democratico, Stefano Graziano, che ha presentato l'interrogazione discussa oggi al question time in commissione Finanze alla Camera. I dati forniti, spiega, «sono impressionanti e denunciano una questione di enorme portata, di livello internazionale. Per questo la parte della risposta legata alle iniziative che il governo deve prendere non ci soddisfa. Il momento di crisi economica così profonda impone più forza e determinazione. Diversamente si rischia che aziende italiane siano nettamente svantaggiate rispetto a chi ha sede in paesi nei quali la fiscalità offre maggiori vantaggi. È una
questione di giustizia sociale che non può essere trascurata».

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