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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2012 alle ore 21:34.

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La sconfitta l'ha ammessa subito dopo la chiusura dei seggi, e ha chiamato Pier Luigi Bersani per complimentarsi della vittoria alle primarie del Pd. E un'ora e mezzo dopo da Firenze, parlando dalla Fortezza da Basso, dove è riunito il suo comitato elettorale (che lo ha accolto con tanti applausi), ha aggiunto: la vittoria del segretario del Pd è stata «netta» che «nessuna opinione diversa sulle regole piuò mettere in discussione. Complimenti, e buon lavoro».

Renzi continuerà a fare il sindaco di Firenze, e rimarrà nel Pd «che è casa mia». «Il tempo delle primarie che servivano per fare la correntina è finito». E non ci sarà nessuna lista Renzi alle prossime elezioni.

Non è stata battaglia di testimonianza
Matteo Renzi ha ribadiito come non fosse sceso in campo alle primarie «per fare una battaglia di testimonianza. Noi volevamo prendere in mano il Governo del Paese e non ce l'abbiamo fatta». Renzi ha poi ammesso di aver sbagliato qualcosa: «Non sono riuscito a scrollarmi di dosso l'immagine del ragazzetto ambizioso».

Bersani deve parlare a chi è rimasto fuori dai gazebo
E rivolto a Bersani ha parlato di «lealtà»: il segretario del Pd «può contare sulla stessa lealtà che ha potuto apprezzare in questa campagna elettorale e qualcuno dei suoi ha ingiustamente messo in discussione». Ma ha poi incalzato il segretario del Pd: «Ora Bersani ha il dovere di andare a parlare soprattutto all'Italia che è rimasta fuori dai gazebo».

Nelle parole del sindaco di Firenze resta però l'amaro in bocca. «Se fossimo riusciti a portare gli italiani al gazebo, avremmo oggi visto un'altra storia», ha ammesso. Ma guardando a domani, Renzi ha sottolineato come sarà «meraviglioso dimostrare che saremo come siamo stati in questa campagna: tenaci e coraggiosi». «Smaltita la delusione - ha concluso Renzi - dobbiamo ricordare che abbiamo dalla nostra parte tre cose: l'entusiasmo, il tempo, la libertà».

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