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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2012 alle ore 20:06.
Ci vorrebberoalcuni secoli perché Fabio Savi restituisca allo Stato la somma che, con una cartella esattoriale recapitatagli nel carcere di Spoleto, Equitalia gli richiede in risarcimento dei danni provocati. 8 milioni di euro per il solo civile della banda della Uno Bianca, il gruppo di assassini e rapinatori che, tra il 1987 e il 1994 fece un bagno di sangue in Emilia, Romagna e Marche compiendo 24 delitti e 105 reati per così dire 'minori'. Otto milioni di euro Fabio Savi non ce li ha, risultando nullatenente, ma lo Stato ha deciso comunque di prelevare dalla tasche dell'uomo 60 euro al mese: non poco se si considera che lo stipendio che percepisce per il suo lavoro nel penitenziario è di 300. Fatti due rapidi conti, a colpi di 60 euro gli ci vorrebbero 11mila e rotti anni per risarcire il danno.
"E' un provvedimento giusto, ma è tardivo – ha commentato Rosanna Zecchi, vedova di una delle molte vittime dei Savi e presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime -. Lui non ha pagato niente, noi siamo stati risarciti dallo Stato". Stato che del resto era il 'datore di lavoro' dei componenti della banda: tutti in servizio alla Questura di Bologna. Quella a Fabio Savi, al momento, resta la sola richiesta di risarcimento avanzata dallo Stato: "Spero che la chiedano anche agli altri – ha concluso Rosanna Zecchi – del resto la Cassazione aveva stabilito che dovevamo essere risarciti".
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