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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2012 alle ore 06:38.

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ROMA
Il decreto Regioni vede la luce della conversione in fondo al tunnel. Incassato ieri l'ok del Senato sulla quarantasettesima fiducia del Governo Monti, il Dl 174 è da oggi all'esame della Camera che dovrebbe licenziarlo, in via definitiva e senza modifiche, venerdì. Con due giorni di anticipo rispetto alla dead line del 9 dicembre. Ma c'è un nodo ancora da sciogliere: il recupero nella legge di stabilità delle due norme sul terremoto espunte giovedì scorso dal maxiemendamento dell'Esecutivo e non reinserite. A differenza della clausola di salvaguardia per gli "enti in rosso" che, eliminata anch'essa in un primo momento, è poi ricomparsa in una versione corretta del testo.
L'effetto-terremoto si è fatto sentire anche sul tabellino parlamentare. La fiducia è passata con 194 sì, 58 no e 14 astenuti. Ma vanno registrati il voto contrario di tre senatori emiliani del Pdl (Carlo Giovanardi, Alberto Balboni e Filippo Berselli) e l'assenza di quattro loro colleghi e conterranei del Pd (Giuliano Barbolini, Mariangela Bastico, Maria Teresa Bertuzzi e Leana Pignedoli). Degno di nota è inoltre il niet di 14 esponenti campani contrariati dall'assenza di un condono edilizio.
Pensato per arginare il boom dei costi della politica nelle autonomie il decreto 174 si è presto trasformato in un provvedimento omnibus, come dimostrano le schede qui accanto. L'esame appena terminato a Palazzo Madama ha ribadito questa tendenza. Si pensi alla "blindatura" del regolamento sull'Imu della Chiesa e del no profit oppure all'estensione dello stesso tributo immobiliare alle fondazioni bancarie. Quanto al terremoto – in attesa di sapere quale soluzione il tavolo tecnico istituito lunedì prenderà sull'estensione ai contributi della rateizzazione tramite la cessione del quinto e sull'accesso ai prestiti agevolati delle aziende danneggiate solo indirettamente dal sisma – va segnalato il recepimento nel Dl 174 del mini-decreto 179 che ha esteso i benefici ai lavoratori autonomi.
Passando ai contenuti core del provvedimento, affidati agli articoli 1 e 2 del testo che riguardano i controlli della Corte dei Conti e il giro di vite sulle spese regionali, non sono molte le novità da segnalare rispetto alla versione licenziata in prima lettura alla Camera. Dove è stato eliminato il controllo preventivo di legittimità dei magistrati contabili sui singoli atti di Regioni ed enti locali e il giudizio di parifica. Lasciando in vita solo quelli sul bilancio preventivo e sul consuntivo e la possibilità di bloccare un programma di spesa senza copertura. Tra i cambiamenti voluti da Palazzo Madama va segnalato solo la riduzione a 30 giorni del termine entro il quale La Corte dovrà "vidimare" i rendiconti dei gruppi.

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