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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2012 alle ore 07:18.

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(Corbis)(Corbis)

Dopo Google, la Guardia di Finanza ha avviato verifiche su Facebook Italia. Secondo quanto risulta al Sole24Ore.com, il Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle di Milano ha condotto una serie di accertamenti amministrativi (ossia di carattere fiscale) presso gli uffici milanesi dell'azienda fondata da Mark Zuckerberg. Si tratta, con ogni probabilità, del riscontro di un corretto adempimento degli obblighi tributari in Italia, esattamente come avvenuto qualche giorni fa con Google Italy srl.

Come Google Italy, anche Facebook Italy è una società a responsabilità limitata, costituita il 21 luglio 2009 e iscritta alla Camera di Commercio di Milano pochi giorni dopo, il 28 luglio 2009. Secondo quanto risulta dall'ultimo bilancio riclassificato (fonte Cerved), Facebook Italy ha chiuso il 2011 con ricavi per poco più di 2 milioni di euro (per la precisione, 2.018.279 euro) e un utile di appena 53.473 euro.

La srl appartiene a un unico socio: il gruppo Facebook Global Holdings. Quest'ultimo è una LLC (Limited Liability Company) che ha sede nel Delaware, lo Stato americano con la giurisdizione probabilmente più economica e flessibile al mondo per le società. Le LLC costituite nel Delaware e che non operano negli States sono infatti esenti da tassazione sugli utili, a eccezione di un'imposta fissa annuale di poche centinaia di dollari.

Di fatto quindi Facebook, al pari di altre multinazionali del web come Google, ha una sede principale all'estero e opera con una propria articolazione in Italia. Una modalità operativa ritenuta non del tutto corretta dalla Finanza, poiché l'articolazione italiana costituirebbe una "stabile organizzazione" e la quota di fatturato su cui pagare le imposte nel nostro Paese andrebbe incrementata.

La replica di Facebook
Contattata per avere un commento ufficiale alla notizia, Facebook ha dichiarato che la società «paga le tasse in Italia come parte della sua attività nel Paese e rispetta molto seriamente i propri obblighi ai sensi della legislazione italiana in materia fiscale. Facebook lavora a stretto contatto con le autorità fiscali di ogni Paese in cui opera per garantire la conformità con la legislazione locale. Facebook ha cooperato pienamente con la Guardia di Finanza nel corso delle indagini e intende continuare a farlo».

Dopo Google, l'estensione dei controlli delle Fiamme Gialle ad altri colossi della new economy era nell'aria. La scorsa settimana, nel corso di un'interrogazione parlamentare, il sottosegretario all'Economia Vieri Ceriani aveva chiarito che la stessa agenzia delle Entrate «per contrastare efficacemente fenomeni di pianificazione fiscale aggressiva aventi scala transnazionale, sta procedendo, in base a un primo screening delle risultanze dell'attività di tutoraggio dei grandi contribuenti, a una selezione di posizioni che possano dar luogo a una mirata attività di controllo fiscale nei confronti dei gruppi multinazionaliattivi nel settore dell'elettronica e dell'e-commerce e le cui strategie fiscali sono oggetto di attenzione da parte dell'opinione pubblica italiana e internazionale».

Si tratta di un'offensiva non solo italiana: nei giorni scorsi, lo stesso Governo britannico ha annunciato una stretta contro le multinazionali che attraverso triangolazioni fra diverse giurisdizioni fiscali riescono a eludere le tasse nel Regno Unito. Nel mirino di Downing Street ci sarebbero, oltre a Facebook, big del calibro di Google, Amazon e Starbucks.

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