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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2012 alle ore 06:38.

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LA VICENDA

Il decreto
Il presidente egiziano Mohamed Morsi, il 22 novembre, ha varato un decreto con il quale si è conferito il potere di assumere qualunque decisione che ritenga appropriata per proteggere la rivoluzione, l'unità e la sicurezza nazionale. Le dichiarazioni costituzionali, le decisioni e le leggi emanate dal presidente sono immediatamente esecutive. Nessuna autorità giudiziaria può dissolvere il Consiglio della Shura (Camera alta) e l'Assemblea costituente, che avrà due mesi di tempo in più per scrivere la nuova Carta. Tutte le inchieste sull'uccisione di manifestanti o l'uso di violenza contro di loro verranno riavviate, tutti i processi reistituiti. Il portavoce di Morsi, Yasser Ali, ha chiarito che il rafforzamento dei poteri sarà in vigore solo fino alla ratifica della nuova Costituzione egiziana
Lo sciopero
I magistrati di Alessandria hanno contestato il decreto chiedendone la revoca. La massima istituzione giudicante del Paese, il Supremo consiglio giudiziario, ha condannato «l'attacco senza precedenti» contro la libertà dei giudici, attraverso un decreto che viola il principio della separazione dei poteri
Le proteste
Ieri islamisti e contestatori si sono scontrati davanti al palazzo presidenziale, dopo le tensioni dei giorni scorsi

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