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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2012 alle ore 12:22.

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Baba, Baba!, Papà, Papà! gridò la ragazzina saltando a terra da una jeep in una strada di Amman per rincorrere il padre. Fu questo grido, Baba!, che salvò la vita di Khaled Meshal, il capo politico di Hamas che è appena tornato a Gaza per una visita trionfale dopo 45 anni di esilio. "Questa _ ha dichiarato dopo essersi chinato a baciare il suolo di Gaza _ è la mia terza nascita, dopo la prima, quella naturale, e l'altra, quando sono sfuggito al tentativo israeliano di assassinarmi il 25 settembre del ‘97 in Giordania".

La figlia di Meshal si intromise sulla traiettoria dei due agenti israeliani che dovevano versargli sulla nuca un veleno mortale ma l'operazione, complicata da quel gesto imprevisto, riuscì solo in parte e il veleno finì in un orecchio del leader palestinese. Inseguiti dall'autista di Meshal, gli agenti vennero catturati dalla polizia giordana e Israele per liberarli fu costretta a fornire l'antidoto per salvare uno dei suoi maggiori nemici.

Questo tentativo di omicidio era conosciuto ma ora il libro "Mossad" pubblicato da Feltrinelli apre uno squarcio inedito sui rapporti tra lo stato ebraico e gli arabi.

Kahled Meshal, ingegnere informatico, era già allora uno dei leader più quotati di Hamas: il Mossad aveva deciso di ucciderlo per vendicarsi dell'attentato di due hamikaze che nel luglio di quell'anno si erano fatti saltare in aria nel cuore di Gerusalemme uccidendo 16 cittadini israeliani.

L'operazione fu ordinata dal primo ministro Benjamin Netanyahu e diretta dal capo del Mossad, il generale Danny Yatom, braccio destro dell'ex premier Yitzhak Rabin, assassinato da un estremista ebreo nel '95, che dopo il trattato di pace con Amman nel '94 aveva proibito di imbastire attentati in Giordania.

Khaled Meshal aveva il suo ufficio ad Amman: fu così chiesto all'agente Mishka Ben David, consigliere di Netanyahu, di utilizzare un metodo soft, impiegando un veleno con una formula simile a quella usata nel ‘78 per avvelenare con una scatola di cioccolatini "Lady Godiva" Wadi Hadda, uno dei capi del Fronte popolare di liberazione palestinese in esilio in Germania Est.

Gli agenti del Mossad, una squadra di sei persone con passaporto canadese, raggiunsero Amman sotto la guida di Ben David alloggiato all'Hotel Intercontinental dove si era fatto passare per un agiato signore cardiopatico assistito da una giovane dottoressa che gli controllava constantemente battito cardiaco e pressione: una sceneggiata perfetta.

Gli agenti Shawn e Barry dovevano attendere Meshal davanti all'ufficio di Hamas con il veleno contenuto in due lattine di Coca Cola. Il 25 settembre si preparano all'agguato. Ma la figlia di Meshal provoca il primo imprevisto e l'agente Shawn strappa l'anellino della linguetta della lattina che resta sigillata: soltanto Barry riesce a versare alcune gocce di veleno nell'orecchio Meshal. Barry e Shawn si danno alla fuga ma vengono raggiunti e dopo una rissa con l'autista di Meshal sono arrestati dalla polizia giordana.

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