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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2012 alle ore 13:59.

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Chi ha paura del credit crunch? Se lo sono chiesto oggi gli illustri discussant (l'economista Marco Onado, il direttore generale della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni, il presidente dell'Istat Enrico Giovannini) del rapporto del centro studi Confindustria secondo il quale uno degli ingredienti che accentuano la cappa di sfiducia che grava sull'economia italiana e fanno in modo che di qualche variazione positiva del prodotto interno lordo non si possa ritornare a parlare prima della seconda metà del 2013 è proprio la stretta sull'offerta creditizia.

La scarsità di credito infatti influisce pesantemente sulla domanda interna ovvero la spia più vistosa della durissima recessione che stiamo attraversando. Dietro al meno 2,1 di flessione del pil di quest'anno e dentro e dietro al meno 1,1 per cento previsto per l'anno prossimo dalla Confindustria ci sono infatti una caduta degli investimenti e un crollo dei consumi che è il più forte del dopoguerra.

La riduzione della spesa da parte delle famiglie italiane, che quest'anno sarà pari al 3,2 per cento, infatti, non è solo il frutto della sfiducia ma anche la conseguenza di un tenore di vita ridotto dai cinque anni di crisi finanziaria che abbiamo vissuto (oltre che da un carico fiscale che per chi è compliant con il fisco è divenuto insostenibile). I fattori legati alla domanda e all'offerta di credito e le ragioni del perché il nodo scorsoio del le erogazioni di credito non riesce ad allentarsi in Italia nonostante le generose immissioni di liquidità straordinaria da parte della Bce sono state esposte dal direttore generale della Banca d'Italia, nel dibattito che si è tenuto a via dell'Astronomia. All'interno di un quadro così denso di note di incertezza e preoccupazione, Saccomanni ha confermato una notizia che certamente attenua le preoccupazioni per il ciclo economico e la disponibilità di credito all'economia: è all'attenzione del Trilogo (il foro europeo nel quale si definiscono le decisioni Ue) la decisione di posporre al primo gennaio 2014 la data d'avvio dell'accordo sui ratios patrimoniali Basilea tre.

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