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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2012 alle ore 13:16.
Che la credibilità dei rimborsi ai politici stia letteralmente andando in fumo è sotto gli occhi dell'opinione pubblica a maggior ragione dopo che, a quanto pare, anche le spese del fumo ossia per le sigarette veniva rimborsato. È quello che sta emergendo a seguito di un'inchiesta della Finanza iniziata lo scorso 10 ottobre quando agenti delle Fiamme gialle si sono presentati al Pirellone per acquisire i rendiconti 2008-10 relativi ai rimborsi. Nell'inchiesta, coordinata dal pm Robledo, figurano delle intercettazioni telefoniche da cui emergerebbero dubbi sulla legittimità di alcuni pranzi e cene private messe a bilancio dagli assessori sotto la voce "impegni istituzionali".
Sono in arrivo avvisi di garanzia per una quarantina di consiglieri lombardi con l'ipotesi di reato di peculato. Figurerebbero i capigruppo in Regione Lombardia del Pdl e della Lega Nord, Paolo Valentini e Stefano Galli ma il controllo presto si estenderebbe anche ad altri esponenti di altri gruppi, non appena vengono acquisiti i loro rendiconti. Nel mirino al momento sono gli stessi della giunta uscente del presidente Roberto Formigoni, a cui appartengono i nuovi indagati che così andrebbero ad accrescere il fenomeno già alto e radicato della corruzione che ha causato le dimissioni e lo scioglimento anticipato del Consiglio Lombardo. Come detto l'accusa è di peculato ossia aver ottenuto rimborsi per milioni di euro di soldi pubblici per spese dubbie di natura privata eccedenti l'attività politica.
Le indagini della Guardia di finanza avrebbero accertato un sistematico rimborso di spese anomale, dalle sigarette al cappuccino e brioche con cioccolatino della prima colazione, dai cocktail dell' happy hour fino addirittura alle munizioni da caccia, fatte rientrare tra quelle di rappresentanza e di comunicazione. Ci sono anche scontrini di fast food da McDonald's con ricevute che riportano il menù baby, quindi erano in compagnia di bimbi oltre ad altri relativi a degustazione vini. Alcuni consiglieri avrebbero presentato ricevute di serate con tavolate in ristoranti più slow food a base di pesce con conti a tre zeri come quelli da A'Riccione. Non mancano pure dei viaggi esotici, fatti in comitiva o individualmente.
Più o meno sono le stesse voci di spese ingiustificate ad aver determinato le accuse di reato, di peculato oltre che di truffa aggravata, mosse all'ex presidente del Consiglio regionale lombardo Davide Boni all'ex vicepresidente Franco Nicoli Cristiani e all'ex assessore Massimo Buscemi, marito della figlia di Pierangelo Daccò l'uomo d'affari noto alla cronaca giudiziaria per il crac del San Raffaele e per le spese di Formigoni nei viaggi di gruppo. Con la quarantina di nuovi avvisi di garanzia spediti salirebbero a circa cinquantacinque i politici indagati della maggioranza uscente; rientra in un capitolo di indagini a parte, l'accusa è di voto di scambio con la 'ndrangheta, l'ex assessore alla Casa, Domenico Zambetti, tuttora agli arresti.
Come si può vedere mancano all'appello gli scontrini della spesa al supermarket, come accaduto nel caso del consigliere del Lazio Franco Fiorito,detto "er Batman" e forse per questo motivo il governatore ha già tenuto a precisare che «Batman non c'è in Lombardia». Ha poi detto convinto che «In Lombardia le regole sono molto chiare e credo proprio che i nostri gruppi le abbiano rispettate fino in fondo». Resta da stabilire quali siano le cosiddette "regole" a questo punto.
Tra gli indagati risulta anche Renzo Bossi. Tra le spese che avrebbe effettuato coi soldi del gruppo consiliare lombardo della Lega Nord ci sono anche acquisti di videogiochi, sigarette e bibite, in particolare la Red Bull. Il Trota nei mesi scorsi si era già dimesso dal consiglio in seguito ad un'altra inchiesta. Tra gli indagati risulta inoltre un consigliere che avrebbe comprato coi rimborsi regionali anche il pane.
Nella lista anche il consigliere della Lega Nord, Cesare Bossetti, che avrebbe speso nel 2011 quasi 15mila euro per comprare dolci in pasticceria oltre che per fare colazioni con brioche e caffé. Ad un altro consigliere lombardo, Angelo Giammario (Pdl), viene contestato invece di aver usato per fini personali oltre 27.000 euro di soldi pubblici, anche per noleggi auto e taxi.
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