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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2012 alle ore 17:25.

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Alla Camera è scontro sul decreto sulla raccolta delle firme necessarie per la candidatura alle prossime elezioni. Slitta a domani alle 18.30 l'esame del decreto, in Aula della Camera. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, convocata dal presidente Fini.

ll provvedimento è all'esame dell'Assemblea da questa mattina alle 10. Il caos è scoppiato quando il comitato dei nove della commissione Affari costituzionali della Camera ha dato parere favorevole a un emendamento che esonera dalla raccolta delle sottoscrizioni i gruppi che si costituiscono in almeno una delle due Camere alla data del 20 dicembre, cioè oggi. Una proposta - passata con i voti di Udc, Fli, Pdl e Popolo e Territorio - cucita addosso al neonato movimento Centrodestra nazionale di Ignazio La Russa.

Il Pd si è opposto. Il relatore del Pd Gianclaudio Bressa si è dimesso. Il presidente dei deputati del Partito democratico, Dario Franceschini, ha minacciato di non far passare il decreto se non verrà recuperato il testo licenziato dal consiglio dei ministri. Il Pd ha giocato anche la carta dell'ostruzionismo: tutti i deputati del partito si sono iscritti a parlare in Aula alla Camera sul complesso degli emendamenti al decreto sulle firme necessarie per la presentazione delle liste.

Immediata la replica del deputato ex An: a chi lo accusava di essere il destinatario dell'emendamento, ha risposto: «Al Senato siamo pronti anche all'ostruzionismo per fare saltare il decreto» sulle firme elettorali. «Le firme - ha aggiunto - a questo punto le raccolgano tutti, senza dimezzamenti o altro. A noi va bene raccogliere le firme, è anche un modo per fare propaganda».

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