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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2012 alle ore 13:01.

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La difesa della famiglia e il dialogo interreligioso come «condizione necessaria per la pace nel mondo» in cui il cristiano può impegnarsi a partire e comunque certo della propria "identita". Nel discorso alla curia per gli auguri natalizi , il Papa non ha parlato della "politica interna" della Chiesa e del della fuoriuscita di documenti riservati. Il Pontefice è anche intervenuto su twitter: «Al termine dell'anno - ha scritto -, preghiamo che la Chiesa, nonostante i suoi limiti, cresca sempre di più come casa di Dio».

Nel discorso alla Curia romana Benedetto XVI ha preso le mosse da alcuni eventi ecclesiali, come la giornata mondiale delle famiglie, a Milano, svoltasi a Milano lo scorso maggio, e i viaggi in America Latina e Libano, quest'ultimo collegandolo al dialogo interreligioso, mentre al ricordo della esperienza a Cuba e Messico ha consegnato il proprio apprezzamento per il ruolo che la «religiosità» può svolgere nei Paesi dell'America Latina, anche davanti a «forme di violenza» e problemi economici. La religiosità, ha detto, certo non può risolvere questi problemi, ma può aiutare grazie alla «purificazione dei cuori».

Al cuore dell'intervento del Pontefice, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio di uomo e donna, dato naturale collegato al disegno di Dio, negando il quale «scompaiono anche le figure fondamentali dell'esistenza umana: il padre, la madre, il figlio; cadono dimensioni essenziali dell'esperienza dell'essere persona umana».

Il Papa ha affrontato anche la questione della nuova evangelizzazione: ha ricordato la figura di Giovanni il Battista e dei discepoli Andrea e Simone, che nutrono verso Gesù «una sana curiosità, un movimento di ricerca. Toccata dall'annuncio - ha commentato - la loro ricerca diventa concreta».

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