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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2012 alle ore 14:21.

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Il discorso di oggi - a quanto si sa - l'ha scritto di suo pugno. E quindi la scelta di non parlare della tempesta di Vatileaks arriva direttamente dal Papa. Solo un accenno: «Ci troviamo alla fine di un anno che nuovamente, nella Chiesa e nel mondo, é stato caratterizzato da molteplici situazioni travagliate, da grandi questioni e sfide, ma anche da segni di speranza».

Parole intense ma comunque non sufficienti a tracciare un bilancio. Già perchè il discorso del Pontefice alla Curia, che ogni anno viene tenuto pochi giorni prima di Natale, è uno dei più importanti dell'anno. Traccia le linee direttrici della Chiesa e fa un bilancio dellle questioni principali. É l'occasione in cui il capo della Chiesa parla al suo governo, al centro di comando, al motore che deve trasmettere gli impulsi papali ai quattro angoli del mondo.

Fondamentale è considerato il primo discorso alla Curia che Raztinger fece da Papa nel dicembre 2005, ma lo sono stati anche gli altri. Nel 2010 per esempio parlò della piaga tragica della pedofilia, e fu un discorso molto forte («ha sfigurato il volto della Chiesa»).

Quindi c'era molta attesa per un suo intervento deciso sullo scandalo dei Vatileaks che ha scosso la Curia dalle fondamenta. L'attesa era per un messaggio mirato a ricompattamento le alte gerarchie, che in questi ultimi dodici mesi hanno mostrato forti contrasti al loro interno. Dal caso Viganò - dal nome dell'arcivescovo a capo del Governatorato e poi trasferito alla nunziatura di Washington - al cambio della legge sulla trasparenza finanziara, che ha opposto il cardinale Nicora al segretario di Stato, Tarcisio Bertone, come dimostrato da documenti publicati. Per poi arrivare al caso Ior, con il licenziamento in tronco del presidente Gotti Tedeschi attuato con una procedura talmente clamorosa e inusuale (e non solo per il Vaticano) che non ha trovato d'accordo alcuni cardinali membri della commissione della banca vaticana.

Una crisi - quella dello Ior ancora non del tutto chiusa, visto che si attende la nomina del nuovo presidente, prevista per gennaio - che è andata in parallelo con l'arresto del maggiordomo papale Paolo Gabriele, poi condannato in settembre e ancora agli arresti, e del tecnico informatico Sciarpelletti: processi da cui si sono confernati i problemi di "governace" della Curia lamentati da tempo. Da quando, quasi quattro anni fa, scoppiò il caso dei lefebvriani, la prima di una delle tante crisi del pontificato che il Papa ha dovuto poi risolvere in prima persona.

Ma evidentemente Benedetto XVI questa volta ha voluto evitare di riaprire il caso (forse perchè è ancora presto per trarre delle conclusioni definitive, visto che le indagini sono andate avanti come emerso dal recente e inatteso incontro con i tre cardinali della commissione di indagine) e ha riportato tutto ad un messaggio forte sui temi "esterni" alle mura, e quindi ha parlato di famiglia e di genere, che evidentemente sono sempre al primo posto nell'agenda papale.

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