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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2012 alle ore 18:45.

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La rimozione del relitto della Costa Concordia è previsto per il settembre 2013, in ritardo di alcuni mesi rispetto a quanto inizialmente previsto. Il punto sulle operazioni condotte dal consorzio Titan-Micoperi é stato fatto oggi all'Isola del Giglio dall'Osservatorio presieduto da Maria Sargentini. È stato ribadito, spiega una nota della Regione, che in un'operazione tecnico-ingegneristica di queste dimensioni è poco attendibile determinare una data esatta per il termine dei lavori e che é ragionevole immaginare che si possano verificare sospensioni dovute a condizioni meteo marine avverse o comunque a situazioni non prevedibili.

Chieste le valutazioni che hanno portato al rinvio del recupero
Attualmente il cronoprogramma aggiornato sulla base dell'avanzamento dei lavori e del progetto prevede la rimozione del relitto entro fine estate 2013. L'osservatorio ha chiesto che sia fornita specifica documentazione delle valutazioni che hanno portato alla revisione dei tempi programmati entro la prima decade di gennaio 2013. L'impegno chiesto a Costa è quello di focalizzare ulteriormente l'attenzione sulle misure di prevenzione e sui piani di emergenza soprattutto per gli aspetti ambientali, da predisporre in tempi utili per garantirne l'efficacia e la disponibilità immediata ove ricorrano condizioni di emergenza.

Lavorano giorno e notte 400 addetti
Durante l'incontro é stato comunque confermato e ribadito l'impegno del Consorzio, condiviso con Costa Crociere e con l'Osservatorio, a valutare ogni eventuale utile soluzione per tentare di anticipare ulteriormente la conclusione dei lavori. Attualmente sono circa 400 gli addetti, i tecnici e i sommozzatori che operano nel cantiere giorno e notte, 7 giorni su 7, con circa 20 mezzi navali a supporto. Al momento, conclude la nota della Regione, «non si é rilevato alcun danno ambientale, non preventivabile a priori».

Per il Gip Costa Crociere è parte lesa
Costa Crociere è ufficialmente «parte lesa» nel procedimento giudiziario per il naufragio della Concordia, avvenuto il 13 gennaio davanti all'isola del Giglio. La compagnia si era definita così sin dal giorno dopo la tragedia costata la vita a 32 persone e, al termine delle indagini della Procura di Grosseto, il gip, Valeria Montesarchio ha riconosciuto a Costa Crociere di essere appunto «parte lesa». Tramite i suoi legali e anche l'allora ad Pier Luigi Foschi, Costa aveva ribadito che la manovra dell'inchino, col passaggio molto ravvicinato al Giglio, non era mai stata autorizzata dalla compagnia, che non ne era nemmeno a conoscenza. Resta indagato però, tra gli altri il capo dell'unità di crisi di Costa, Roberto
Ferrarini, le cui eventuali responsabilità, secondo i magistrati, sono divise da quelle della compagnia. Ferrarini sarebbe in qualche modo complice di Schettino, per la gestione di quanto accaduto subito dopo l'urto con gli scogli. E non avrebbe comunicato in tempo, o non dicendo tutta la verità, ai vertici di di Costa Crociere.

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