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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2012 alle ore 08:07.

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Costa Concordia giace dal 13 gennaio scorso, adagiata su un fianco, di fronte all'isola del Giglio. È diventata una sorta di enorme monumento al più grave incidente accaduto a una nave da crociera dell'ultima generazione.

Un monumento, però, che nessuno vorrebbe. Non gli abitanti del Giglio che temono, ogni giorno di più, la fuoriuscita di materiali tossici dal relitto, né l'azienda, che preferirebbe cancellare al più presto l'immagine di quella nave semiaffandata, col suo carico di 32 vittime. Ma anche il Governo vorrebbe che la situazione si risolvesse. Ieri il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ha manifestato, a Costa e alla Regione Toscana, l'urgenza che si sveltiscano le operazioni. In un primo tempo, la compagnia aveva previsto di rimuovere la nave entro fine 2012. Ora si parla di giugno 2013. Ma non vi è alcuna certezza. Eppure, a questo punto, è necessario che le certezze arrivino. E deve essere Costa Crociere a darle, dimostrando d'essere capace di gestire una situazione certo difficile ma che non può essere più lasciata in un limbo indefinito.

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