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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2012 alle ore 09:00.

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Era il 7 dicembre appena un anno fa. Ora è diventato il 14 il giorno del mese di dicembre a partire dal quale una coppia di genitori con due figli a carico smette di lavorare per pagare spese, imposte e tributi e comincia a poter risparmiare. In soli 12 mesi, quindi, i giorni per mettere fieno in cascina sono drasticamente scesi: da 24 a 17.

Va un po' meglio, ma non troppo, per le famiglie con un figlio. In questo caso la data in cui si smette di lavorare per pagare spese, imposte e tributi diventa l'8 dicembre. E i giorni per il risparmio si attestano a quota 23,5, contro i 27 circa del 2011. Sembra esserci la summa estrema della crisi e delle cure da cavallo per migliorare i conti pubblici nel "Calendario della spesa familiare", una ricerca realizzata dal Centro studi Sintesi per Il Sole 24 Ore (si veda nota metodologica in basso). «Lo studio – afferma Catia Ventura, direttore del think tank veneto – conferma le difficoltà economiche delle famiglie italiane, che riescono a trasformare in risparmio una quantità sempre minore del proprio reddito. In particolare, le famiglie più colpite sembrano essere quelle con due figli: per questa tipologia, infatti, i giorni lavorati in un anno e destinati al risparmio si sono praticamente dimezzati nell'ultimo biennio, passando da 29,7 giorni nel 2010 a 16,8 giorni nel 2012».

La dinamica è il risultato combinato di più fattori. Ma dalla ricerca è evidente come la parte del leone l'abbia fatta l'incremento della tassazione, sia nella componente diretta – Irpef e addizionali, contributi previdenziali, Tia/Tarsu e, da ultima, l'Imu – sia in quella indiretta: Iva e accise sui carburanti. Se si tiene conto di tutto, ormai i giorni dedicati al pagamento di imposte e tasse hanno superato i quattro mesi e mezzo, raggiungendo quota 137 giorni nel caso di famiglie con un figlio e 136 per i nuclei con due figli. In questo quadro, poi, sarà tutto da considerare l'impatto delle misure previste per il prossimo anno con la legge di stabilità, in alcuni casi favorevoli – come il taglio al cuneo fiscale o gli sconti Irpef per i familiari a carico – e in altri meno vantaggiosi a una prima analisi, come l'esordio della Tares o gli aumenti delle addizionali comunali figli della manovra-bis di ferragosto 2011, varata dall'allora Governo Berlusconi in piena tempesta-spread.

«Negli ultimi due anni – osserva il direttore del Centro studi Sintesi – il tempo lavorato per pagare le tasse è aumentato di circa 6-7 giorni all'anno per entrambe le tipologie familiari considerate dal nostro studio. A questo va poi aggiunta la perdita di potere d'acquisto delle famiglie, aggravata dal fatto che negli ultimi due anni i prezzi sono saliti più velocemente rispetto alle retribuzioni». Questo è un punto centrale, vista la combinazione fra retribuzioni e inflazione che alla fine dei conti si sta rivelando estremamente penalizzante. Il Centro studi Sintesi ha considerato la media dei primi dieci mesi dell'anno, che ha visto una crescita delle retribuzioni dell'1,5% (secondo gli ultimi dati Istat resi pubblici venerdì, la proiezione per fine anno dovrebbe essere questa). L'incremento delle retribuzioni non è proprio riuscito a tenere il ritmo dell'inflazione: la media della variazione dell'indice Nic nei primi undici mesi del 2012 rispetto al corrispondente periodo del 2011 è stata pari al 3 per cento.

È così che i giorni di lavoro destinati al risparmio sono diminuiti: tre giorni per le coppie con un figlio e ben sette per le altre. Ad aumentare invece sono le spese sostanzialmente incomprimibili: casa e alimentari, che assorbono un terzo del tempo, aumentato di quattro giorni per entrambi i nuclei familiari presi in esame (da 115 a 119 per la coppia con un figlio e da 113 a 117 per la famiglia con due figli). In questo senso (si veda grafico a lato) la bolletta energetica incide sempre di più. Come un peso essenziale l'hanno avuto le accise sui carburanti.
twitter@An_Bion

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