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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2012 alle ore 11:54.

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Ancora poche ore, e il Partito democratico riporta in scena le primarie. Dopo il grande successo di pubblico registrato a novembre, quando in lizza per il ruolo di candidato premier c'erano il segretario Pier Luigi Bersani (poi risultato vincitore) e l'outsider sindaco di Firenze Matteo Renzi con una enorme (di questi tempi) partecipazione di elettori e militanti, il Pd replica il meccanismo di selezione con possibilità di scelta "dal basso" applicandolo questa volta ai possibili candidati per le elezioni politiche di febbraio.

Quando e come si vota
Il voto è fissato dalle ore 8.00 alle ore 21.00 di domani, sabato 29 dicembre (nelle regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Alto Adige, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, e Calabria) o, nelle stesse ore, di domenica 30 dicembre, nelle restanti regioni (Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna). Ogni elettore potrà esprimere fino ad un massimo di due preferenze, differenti per genere. Se le due preferenze espresse sono dello stesso genere, la seconda sarà considerata nulla. I seggi saranno istituiti prevalentemente presso i circoli territoriali del Pd, e potranno essere individuati - insieme ai nomi dei candidati paralmentari, diistinti per regione - collegandosi al sito www.primarieparlamentaripd.it.

Chi può votare
Potranno votare per la selezione delle candidature al Parlamento nazionale due categorie di militanti/simpatizzanti: gli elettori iscritti nell'Albo delle primarie dell'"Italia Bene Comune", che si sono svolte a novembre; gli iscritti al Pd nel 2011 che abbiano rinnovato l'adesione fino al momento del voto. Come già alle primarie per il candidato premier del centrosinistra, per esercitare il diritto di voto occorre dichiararsi elettore del Pd e sottoscrivere un pubblico appello per il voto ai democrats, versare una sottoscrizione di almeno due euro per la campagna elettorale impegnarsi a riconoscere gli organismi di garanzia previsti dal regolamento per eventuali controversie sul voto.

"Listino Bersani" ancora da definire
Le primarie del prossimo finesettimana sono finalizzati alla selezione del 90% delle candidature del Pd; il restante 10% sarà composto da una novantina di candidati compresi nel cosiddetto "Listino bloccato Bersani", che potranno evitare il terno al lotto delle primarie e siederanno sicuramente in Parlamento. Pochi, al momento, i nomi resi noti di una lista ancora segretissima: sicuro, al momento, solo il nome del Procuratore Antimafia Pietro Grasso, che sarà capolista al Senato in Lombardia. Altri probabili capilista anche se candidati alle primarie, Cesare Damiano e Stefano Fassina. In lizza in Lombardia anche l'ex ministro Barbara Pollastrini.

Papabili e ripescaggi
Altri "papabili' per il posto di capolista il vice segretario del partito Enrico Letta e il capogruppo Dario Franceschini. E poi ci sono i casi di Beppe Fioroni e Franco Marini che hanno ottenuto la deroga ma non correranno alle primarie per i parlamentari. Forse saranno "ripescati", e l'ipotesi ha
suscitato più di una discussione tra i democratici. Competizione lontana dal seggio di appartenenza invece per Anna Finocchiaro e Rosy Bindi impegnate l'una a Taranto, dove non è mancata ieri una contestazione
per il caso Ilva, e l'altra in Calabria. Secondo alcune indiscrezioni in caso di sconfitta potrebbero essere comunque "blindate" nel famoso 10%, la cui compilazione, comunque, non sarà ultimata prima del nuovo anno.

Esclusione certa per i perdenti
Un'altra certezza riguarda chi sicuramente nel "Listino Bersani" non ci sarà: i "bocciati" delle primarie. Chi perde, assicura il responsabile organizzazione del Pd, non verrà infatti recuperato nel listino bloccato. «Faccio parte di un partito e di un gruppo dirigente dotato di un abbondante buon senso e sarebbe ben strano che chi é arrivato sotto altri che hanno vinto, poi si trovi sopra. Quando si fa una competizione se ne deve rispettare l'esito. Non si può certo giocare con il voto democratico dei cittadini».

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