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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2012 alle ore 15:57.

Come sarà l'economia mondiale nel 2013? Il peggio della crisi sarà messo finalmente alle spalle o dovremo aspettarci ancora un altro anno di sofferenza? E che anno sarà, quello che sta per entrare, dal punto di vista geopolitico per l'area più calda del mondo – quella medio orientale – alle prese con la guerra civile siriana, l'atomica iraniana, lo scontro infinito fra palestinesi e israeliani? È impossibile da prevedere a tavolino. Quel che è certo è che cominciano mesi di grandi scelte e svolte decisive. Che lasceranno sicuramente il segno.
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Europa, Stati Uniti e Cina. L'Fmi ritiene che il 2013 possa rappresentare un vero momento di svolta e che nell'ultimo trimestre la crescita globale si dovrebbe attestare al 3,5%, anche se solo nel 2014 l'economia mondiale tornerà a crescere ad un tasso accettabile e sostenibile. Per l'Europa, tuttavia, sarà un anno interlocutorio. Dopo un 2012 di ricaduta in recessione, il 2013 sarà infatti caratterizzato da una crescita quasi al palo. Secondo le ultime previsioni del Fondo, nell'anno che sta per aprirsi eurolandia farà segnare un aumento del Pil di appena lo 0,2%. Una crescita anemica confermata anche dalla Bce: l'Eurotower pronostica una "ripresa molto graduale" nella seconda metà dell'anno, grazie soprattutto al recupero della domanda mondiale e al miglioramento del quadro dei mercati.
Quanto agli Stati Uniti del rieletto Obama, c'è chi prevede che - superato lo scoglio del fiscal cliff - la locomotiva riprenderà a sbuffare. E chi tende ad essere meno ottimista sottolineando che il prossimo anno sarà caratterizzato da grandi sfide non solo sul fronte economico - con le tante questioni irrisolte, a cominciare da deficit e debito pubblico - ma anche su quello politico e sociale. Oltre a dover affrontare il problema dei problemi, ovvero lo spaventoso deficit pubblico, Obama dovrà anche proseguire nell'opera di reindustrializzazione del Paese per evitare una massiccia delocalizzazione. In agenda c'è inoltre la difficile riforma della finanza e delle banche, che ha provocato tanti guai e non solo all'America. Non avendo il problema del consenso, il riconfermato presidente potrà in ogni caso condurre - finalmente con più decisione - una politica che contribuisca a ridurre le diseguaglianze sociali.
Relativamente all'altro grande protagonista dell'economia mondiale – ovvero la Cina – il mondo si interroga su quanto sia credibile la promessa di Pechino di un 2013 ricco di riforme e di una maggiore apertura del sistema economico. Resta poi anche da vedere se la nuova leadership - il nuovo parlamento si insedierà a marzo - avvierà un'ulteriore liberalizzazione della moneta. La Banca mondiale ha intanto rivisto leggermente al rialzo la previsione del Pil cinese 2013, dall'8,1 all'8,4 per cento. Un tasso di crescita importante, anche se lontano da quelli a doppia cifra del recente passato (e anche dal +9,3% messo a segno nel 2011). A lungo termine, secondo la Banca mondiale, la crescita cinese dovrebbe comunque rallentare a causa del cambiamento strutturale dell'economia (che dovrebbe allontanarsi da una crescita basata su investimenti ed esportazioni).
Girandola di grandi vertici internazionali. Si parte già a gennaio con la sesta conferenza internazionale sulle prospettive delle risorse idriche e l'ambiente (a Izmir, in Turchia, dal 7 al 9) e il World economic forum (a Davos, dal 23 al 27), uno dei summit ancora in grado di dettare l'agenda mondiale. A febbraio, poi, il primo Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo del 2013 (in programma il 7 e l'8) sarà chiamato a trovare un accordo sul nuovo bilancio 2014-2020 da circa mille miliardi di euro. A marzo sarà quindi la volta del quinto summit dei Brics, ovvero dei Paesi sempre più protagonisti della crescita mondiale. A fine aprile sono poi in programma i meeting di primavera di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale. Fra gli appuntamenti in calendario a maggio spiccano l'Economic outlook dell'Ocse e il World competitiveness yearbook (punto di riferimento mondiale per valutare la competitività delle nazioni), mentre a fine agosto si tiene a Jackson Hole - sulle montagne del Wyoming - l'annuale meeting dei governatori della Federal Reserve: un'occasione tra le più significative per capire lo stato di salute e l'evoluzione dell'economia non solo statunitense. Neanche una settimana dopo, il 5 settembre, i riflettori si accenderanno sui lavori del G20 - organizzati per la prima volta dalla Russia - a cui prendono parte le principali economie mondiali (più la Ue), ovvero i paesi che producono il 90% del Pil globale. Dopo l'estate, l'attività internazionale riprenderà sulle rive del lago di Como: a settembre Cernobbio ospiterà il forum dello Studio Ambrosetti, evento inserito ormai stabilmente nel calendario dei summit di caratura mondiale. Fra i grandi incontri internazionali che si terranno nell'ultimo trimestre, attenzione anche al summit dell'Apec - l'associazione per la cooperazione economica dell'area Asia-Pacifico che raggruppa 20 paesi costieri del Pacifico più Hong Kong - e al vertice annuale della Cumbre Iberoamericana dei leader politici di Spagna, Portogallo e Paesi del Sud America.
Banche centrali sempre protagoniste. Ai consueti vertici tra capi di stato e di governo si aggiungeranno poi le riunioni delle banche centrali, a cominciare da quelle di Bce (il 10 gennaio il primo consiglio dei governatori) e Federal Reserve (la prima riunione del Fmoc è in calendario il 29 e 30 gennaio). Il 13 aprile, inoltre, si insedia il nuovo governatore della Banca centrale nipponica: il successore di Masaaki Shirakawa dovrà vedersela con il premier Shinzo Abe che punta sulla limitazione dell'indipendenza della BoJ e la fissazione di un target inflation al 2% per battere la deflazione.
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