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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2013 alle ore 18:01.
Il sasso nello stagno l'ha lanciato il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, sottolineando come sia necessario introdurre in tutti i Paesi della zona euro un salario minimo garantito. Il presidente Junker ha citato Karl Marx per spiegare l'obiettivo di questa misura: "Ritrovare la dimensione sociale dell'unione economica e monetaria" e non perdere così "credibilità e approvazione della classe operaia".
Già ad aprile scorso la commissione Europea aveva evidenziato la necessità di introdurre un salario minimo a livelli decenti in tutta Europa, come misura per contrastare la povertà, e garantire una qualità decente dell'occupazione. In Italia la riforma Fornero ha previsto un "salario minimo" per i collaboratori.
Il salario minimo è una soglia di paga base oraria che i datori di lavoro devono corrispondere a impiegati e operari. Ha fatto il suo esordio in Australia e Nuova Zelanda, ma in Europa non esiste una legislazione comune sul tema. In Francia, c'è lo "Smic", introdotto nel 1950, e che ora viene calcolato in base a un mix tra potere d'acquisto e altri fattori (nel 2010 vale circa 1.343 euro lordi al mese). In Spagna il salario minimo è disciplinato nello statuto dei lavoratori. Il salario minimo è previsto per legge in molti altri Paesi. Mentre altri Stati, come i paesi scandinavi, Germania, Italia, Austria e Cipro, non hanno un salario minimo imposto per legge, ma delegano alla contrattazione fra le parti sociali tale decisione.
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