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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2013 alle ore 13:22.

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La Banca d'Italia rivede in peggio le sue previsioni del Pil per il 2013, che dovrebbe scendere dell'1% e non dello 0,2% come precedentemente stimato. La correzione è un effetto «del peggioramento del contesto internazionale e del protrarsi della debolezza dell'attività nei mesi più recenti». Nella media del 2012, invece, il Pil sarebbe sceso del 2,1%, sostanzialmente in linea con quanto previsto in luglio. Buone notizie invece per l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, che nel 2012 si attesta vicino alla soglia del 3% del Pil (3,9% nel 2011). L'anno passato anche il fabbisogno del settore statale é ulteriormente diminuito.

Pil di nuovo su solo nel 2014
Il Pil italiano tornerà in crescita solo nella seconda metà del 2013, anno in cui il Pil chiuderà comunque in calo dell'1% e solo nel 2014 il prodotto sarà lievemente positivo (+0,7 per cento). Questo lo scenario immaginato dal Bollettino che sottolinea come sulle previsioni pesino «ampi margini di incertezza». La svolta, secondo Via Nazionale, «sarebbe possibile dalla graduale ripresa degli investimenti, a seguito della normalizzazione delle condizioni di finanziamento, del recupero della domanda» e del clima di fiducia.

Caro spread e manovre Monti causa del calo 2012
Quanto al calo dell'1,2% registrato nel 2012, i tecnici di Bankitalia lo atribuiscono principalmente a due fattori ben noti: il balzo dello spread, iniziato nel luglio 2011, e le manovre correttive introdettte dal "Governo dei Professori" per evitare «un incontrollato peggioramento». Il caro spread e il successivo aumento del costo del denaro hanno provocato in particolare l'abbattimento di un punto di Pil, mentre un altro punto lo hanno eroso proprio le manovre Monti.

Disoccupazione in crescita, nel 2014 si toccherà quota 12%
Preoccupanti, poi, le proiezioni del Bollettino sul fronte dell'occupazione, che «si ridurrà quest'anno (quasi l'1%) e ristagnerà nel successivo». Il tasso di disoccupazione «aumenterà, riflettendo anche l'incremento delle persone in cerca di lavoro». Il picco nel 2014, quando tale tasso toccherà il 12%: l'anno prossimo ci sarà una stabilizzazione ma non un'inversione di tendenza. Nel 2012, il tasso di disoccupazione dell'intera popolazione é invece «salito al 10,6 per cento nella media del terzo trimestre e, secondo i dati mensili provvisori più recenti, all'11,1% in novembre». Gli effetti della recessione, spiegano da via Nazionale, «non si sono finora riflessi in una caduta dell'occupazione, ma hanno determinato soprattutto un maggiore ricorso alla cassa integrazione guadagni e un aumento delle persone in cerca di lavoro che ha spinto verso l'alto il tasso di disoccupazione, in particolare quello giovanile».

Consumi in ritirata, famiglie pessimiste
Nettamente in calo, quest'anno, anche il reddito reale delle famiglie, sceso del 4,1%, mentre per il 2013 ci dovremmo attestare a -1,9 per cento. Colpite dal calo del reddito e pessimiste sul futuro, le famiglie italiane ridurranno i propri consumi «anche nei prossimi mesi», riflettendosi sui comportamenti di consumo che dovrebbero quindi restare «depressi».

Credito e conti a posto condizioni per la crescita
Secondo il Bollettino diffuso oggi da via Nazionale «In Italia, é indispensabile consolidare il riequilibrio dei conti pubblici e intensificare lo sforzo di riforma volto a rilanciare la competitività e a innalzare il potenziale di crescita dell'economia». Per riprendere la strada della crescita «Sono indispensabili il miglioramento dell'offerta di credito, condizioni favorevoli sui mercati dei titoli di stato e un recupero della fiducia che consenta di riavviare gli investimenti. I progressi finora realizzati in questi ambiti grazie all'azione congiunta di tutte le politiche economiche, nazionali ed europee, debbono essere duraturi».

Mercati finanziari, la tempesta è finita
Così come il premier Monti, anche Bankitalia registra il miglioramento complessivo dei mercati finanziari, «il cui deterioramento aveva finora rappresentato un ostacolo alla ripresa ciclica nell'area dell'euro. I rendimenti dei titoli di stato sono scesi nei paesi maggiormente interessati dalle tensioni».

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