Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2013 alle ore 22:38.

My24
(Ap)(Ap)

Sul caso dei marò la Corte Suprema indiana ci ha messo più di quattro mesi per decidere di non decidere. La sentenza resa nota venerdì mattina, dopo che il dibattimento in aula sulla giurisdizione del caso era terminato il 4 settembre, ha stabilito che a processare per l'omicidio di due pescatori i due fucilieri di marina italiano, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, non potrà essere il tribunale del Kerala perché i fatti sono avvenuti in acque internazionali.

A gestire il processo sarà un tribunale speciale costituito "ad hoc" a Nuova Delhi. Una decisione sorprendente perché l'Italia si era rivolta al più alto tribunale federale indiano proprio per ottenere una chiara decisione circa la giurisdizione. Oggi invece la Corte Suprema ha tagliato fuori il Kerala dal dibattimento ma l'affermazione che i fatti contestati sono avvenuti in acque internazionali avrebbe dovuto indurla a rinunciare a qualunque pretesa processuale indiana. Stabilendo ''l'incompetenza'' dello Stato del Kerala che ''non aveva giurisdizione'' per intervenire dato che ''il fatto non era avvenuto nelle acque territoriali indiane", i giudici Altamas Kabir e J. Chelameswar hanno puntualizzato che a loro avviso invece ''lo Stato centrale indiano ha giurisdizione". Definizione paradossale considerato che non esistono acque territoriali del Kerala ma solo dell'india, e fuori da queste il diritto internazionale non prevede alcuna giurisdizione degli Stati rivieraschi.

Per i giudici indiani la giurisdizione italiana non poteva però venire riconosciuta poiché, a loro avviso, Latorre e Girone "non godevano dell'immunità sovrana" nell'esercizio delle loro funzioni di servizio militare armato con compiti di protezione e sicurezza a bordo del mercantile Enrica Lexie. Fonti italiane hanno riferito che la Corte Suprema ha dato mandato di esaminare la vicenda alla luce dell'articolo 100 dell'Unclos, la convenzione dell'Onu sul diritto alla navigazione, sul dovere a cooperare nella repressione della pirateria. L'articolo prevede che ''tutti gli Stati cooperino al massimo nella repressione della pirateria in alto mare o in ogni altro luogo fuori dalla giurisdizione di qualunque stato''.
L'istituzione di un tribunale ad hoc rappresenta forse il tentativo della giustizia indiana di "passare" la gestione della delicata questione alla politica dal momento che i giudici hanno sottolineato che il tribunale speciale verrà costituito grazie al coordinamento tra la Corte stessa e il governo indiano.

L'aspetto positivo è che Latorre e Girone vengono sottratti al tribunale del Kerala, dove tra prove raffazzonate o artefatte e testimonianze inattendibili la condanna dei due militari sarebbe stata probabilmente scontata. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha definito "un passo avanti" la decisione della Corte Suprema perché "ha riconosciuto che lo stato del Kerala non ha giurisdizione sul caso ed è stato riconosciuto per la prima volta formalmente che l'incidente è avvenuto in acque internazionali". Una nota precisa che "il governo prende atto che la valutazione sulla giurisdizione dovrà essere elaborata da un Tribunale speciale, non ancora costituito. Ed è fiducioso che la magistratura e le istituzioni federali indiane opereranno nel pieno rispetto delle leggi internazionali che riconoscono l'esclusiva giurisdizione dello Stato di Bandiera sulle navi operanti in acque internazionali. Per il governo italiano l'obiettivo resta il rientro in Italia dei nostri due militari". In attesa dell'istituzione del tribunale speciale, che considerati i tempi biblici ai quali ci ha abituato la giustizia indiana potrebbe richiedere mesi, i due marò avranno libertà di movimento in tutto il paese, saranno sotto tutela dell'ambasciata italiana a Delhi e dovranno presentarsi una volta alla settimana davanti alla polizia locale. Il loro trasferimento da Kochi alla capitale indiana potrebbe avvenire oggi stesso.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi