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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2013 alle ore 14:30.

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Come due diplomazie potenzialmente nemiche che devono concordare un trattato di alleanza per evitare la guerra, i rappresentanti del governo e della banca centrale giapponese sono impegnati in estenuanti discussioni per definire il testo con cui martedì sarà ufficializzato un obiettivo di inflazione al 2% in contemporanea a nuove mosse espansive di politica monetaria.

Sarà il secondo tassello fondamentale – oltre a una manovra di stimolo fiscale da 10.300 miliardi di yen – con cui il nuovo esecutivo di Shinzo Abe si propone di rilanciare un'economia in recessione. Nell'attesa, gli operatori dei mercati continuano a premiare l'«Abeconomia»: lo yen ha sfondato ieri al ribasso la soglia di 90 sul dollaro (al minimo dall'estate 2010) e si è avvicinato fino a 121 sull'euro (al fondo dal maggio 2011), mentre l'indice Nikkei della Borsa – con un ulteriore balzo del 2,9% – è alla decima settimana consecutiva di rialzi trainato dai titoli delle società esportatrici. Un rally che non si verificava dal lontano 1987.

Il governatore della Bank of Japan, Masaaki Shirakawa aveva accettato con riluttanza nel febbraio scorso di fissare un obiettivo di massima sul'inflazione dell'1% e a ottobre di firmare con il governo un comunicato sull'impegno comune a porre fine alla deflazione. Nel nuovo comunicato congiunto in arrivo – secondo le indiscrezioni – dovrebbe piegarsi alle pressioni per raddoppiare il target, ma si cautelerà evitando l'indicazione di obiettivi temporali per il suo raggiungimento, oltre a mettere in chiaro che non sarà un compito esclusivo della banca centrale.

Analisti e investitori mostrano di dare per scontato anche che la BoJ ampli ancora una volta il suo programma di acquisto di asset e magari lasci filtrare di prendere in considerazione eventuali nuove misure senza precedenti. Prosegue intanto l'offensiva «verbale» a supporto dell'indebolimento dello yen: il consigliere economico del premier, Koichi Hamada, ha chiarito che non sarebbe un problema un cambio a quota 100 e ha rinnovato le pressioni pubbliche sulla banca centrale. Le reazioni internazionali a un orientamento così esplicito si stanno rafforzando.

Dopo che lo stesso ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha espresso la sua preoccupazione in proposito, è intervenuta la lobby americana dell'auto con una esplicita accusa di manipolazione valutaria: l'American Automotive Policy Council (la lobby di Detroit, che rappresenta Gm, Ford e Chrysler) ha definito «inaccettabile» in quanto distorsiva delle dinamiche commerciali la politica di indebolimento dello yen perseguita dal governo Abe e ha chiesto all'Amministrazione Obama di minacciare ritorsioni.

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