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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2013 alle ore 15:20.

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Non passa certo inosservata l'ultima intervista del premier uscente Mario Monti al Corriere della Sera di oggi, in cui avanza anche una proposta sul mercato del lavoro incentrata sulla trasformazione dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato con sospensione dell'articolo 18 nei primi anni dall'assunzione. L'idea, chiarisce a stretto giro il giuslavorista e candidato centrista Pietro Ichino non è tanto quella di «tornare sull'articolo 18» quanto «sperimentare un modello nuovo basato su accordi quadro regionali».

Ichino: «Sperimentare nuovi modelli di lavoro»
Occorre, aggiunge Ichino, candidato montiano alle prossime Politiche, «Un Codice del lavoro semplificato per sperimentare un contratto a tempo indeterminato meno costoso», ma soprattutto un «grande piano per l'occupazione rivolto fra l'altro a giovani e donne». Il modello proposto dalla coalizione centrista punta a coniugare «la massima possibile flessibilità delle strutture produttive con la massima possibile sicurezza economica e professionale del lavoratore», e potrebbe essere finanziato con le risorse del fondo sociale europeo: «Se funziona lo allargheremo - conclude - se non funziona cambieremo strada». Non si tratta di nuove gabbie salariali ma piuttosto di «sgabbiare i contratti», idea che «certo il Pd può accettare».

Vendola (Sel): «Non meno diritti ma nuova politica industriale»
La proposta di Monti non piace a Nichi Vendola (Sel), che la considera poco utile a rilanciare il tema del lavoro in Italia:«Il sistema industriale italiano - spiega - non é in crisi perché i lavoratori producono poco, bensì perché i prodotti non sono in grado di guadagnare quote di mercato. Abbiamo bisogno di una politica industriale, che negli ultimi dieci anni non c'é stata, di investimenti, di innovazione, e non di meno diritti e meno salari per chi lavora».

Lorenzin (Pdl): «Incapace è il governo Monti»
Nella fila del centrodestra, tra i primi a commentare l'intervista di Monti l'onorevole Beatrice Lorenzin (Pdl), che alla proposta del premier di modificare la legge Fornero dopo aver tolto l'l'Italia dalle mani degli incapaci replica «Bene, finalmente si rende conto dell'incapacità del suo governo e del suo operato. È un auspicio che accogliamo tutti con gioia , convinti che non sia solo una promessa elettorale, ma che finalmente i tecnici si faranno da parte. Gli italiani non possono e non devono più sopportare inutili politiche recessive che provocano solo grave perdita del potere d'acquisto e dei posti di lavoro».

Borghesi (Idv): «La criisi non giustifica una legge Fornero inadeguata»
L'idea dei centristi di puntare sulla flessibilità senza scardinare le ultime norme sull'articolo 18 non piace all'Italia dei Valori, che ricorda, con capogruppo alla Camera Antonio Borghesi ricorda come il lavoro sia «un tema centrale» del proprio programma di governo. Ma, aggiunge, «non è riducendo i diritti dei lavoratori che si crea occupazione». «La cappa recessiva sotto la quale ci troviamo, aggiunge, non può essere la giustificazione per coprire una riforma Fornero del tutto inadeguata». In quattro anni, conclude, «abbiamo perso 567mila posti di lavoro» Per questo, «Il prossimo governo deve mettere in agenda i problemi reali del Paese: il lavoro e il costo della vita che porta all'impoverimento di fasce sempre più ampie della popolazione».

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