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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 13:01.

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Il Financial Times rende merito al governo tecnico di Mario Monti, riconosce la credibilità personale sia di Monti che del candidato del Pd Pier Luigi Bersani, ma sottolinea che nessuno dei due leader ha ancora avanzato una visione economica convincente per il Paese. L'editoriale non firmato, intitolato "Il voto cruciale dell'Italia", con cui il Ft corregge il tiro del commento di Wolfgang Munchau, che aveva criticato Monti scrivendo che "non è l'uomo giusto per governare l'Italia", lascia aperti i giochi tra Bersani e Monti e ribadisce invece la bocciatura di Silvio Berlusconi. Il "ridicolo Cavaliere ha promesso molto ma non ha mantenuto niente. Gli italiani non devono farsi abbindolare di nuovo".

Il FT si preoccupa perché i partiti esitano a fare le riforme radicali di cui Roma ha bisogno, mentre il risultato delle elezioni italiane avrà ripercussioni ben al di là dell'Italia: "La prosperità futura dell'eurozona", ricorda l'editoriale, dipenderà dalla capacità dell'Italia di mantenere in ordine i suoi conti e di riavviare la crescita dopo un decennio di stagnazione.
L'editoriale – che a differenza del commento di Munchau riflette la linea del quotidiano economico della City – stempera la polemica: il governo tecnico di Mario Monti "insieme all'azione decisiva della Banca centrale europea ha contribuito a ripristinare la credibilità fiscale dell'Italia".

Gli investitori stranieri hanno ricominciato a comprare titoli italiani e i rendimenti sui titoli decennali sono "significativamente più bassi" rispetto al novembre 2011. Ma l'economia è bloccata nella "più lunga recessione dalla Seconda guerra mondiale". La competitività esterna non è migliorata dall'inizio della crisi, la produttività è stagnante e, a differenza di Spagna, Portogallo e Irlanda, il costo del lavoro a malapena ha cominciato a calare.
Risolvere questi problemi richiede "un leader affidabile con un programma economico credibile". Berlusconi, secondo il Ft, non ha nessuno dei due requisiti. L'ex premier è definito "il plutocrate e politico che progetta il ritorno dopo avere portato il suo Paese sull'orlo del precipizio".

Alcuni elementi del suo manifesto elettorale, precisa il quotidiano, sono in linea di principio sensati, come i tagli alla spesa pubblica per finanziare una riduzione delle tasse sulle imprese. Ma "l'abbiamo già sentito prima" e Berlusconi "non ha mantenuto" le promesse.
Il commento di Munchau – al quale Monti replica sul Financial Times con una lettera - aveva fatto "twittare" l'ipotesi che il quotidiano britannico avesse ribaltato la propria posizione e deciso di appoggiare il Cavaliere, tanto che ieri a metà giornata il direttore del Ft Lionel Barber aveva smentito su twitter: "Non è vero che sosteniamo Berlusconi". L'editoriale, pubblicato sul sito del Ft nel tardo pomeriggio, argomenta la posizione del quotidiano.

Sia Bersani che Monti hanno "credibilità personale", fa notare l'editoriale. Bersani, quando era al governo, ha varato molte riforme, tra cui la liberalizzazione delle professioni e delle farmacie. Monti gode della fiducia degli investitori internazionali e degli alleati dell'eurozona.
Ma nessuno dei due leader ha ancora presentato un programma economico convincente, aggiunge il Ft. Il leader democratico "deve dimostrare che non si lascerà prendere in ostaggio dall'ala sinistra del suo partito", che si oppone alle riforme di un mercato del lavoro "inefficiente".

Quanto a Monti, ha ragione a sostenere tagli delle tasse, "ma deve spiegare dove troverà i risparmi per realizzarli".
Con un settore manifatturiero forte e orientato all'export e una forza lavoro altamente preparata, "l'Italia ha il potenziale per tornare a una crescita sostenibile". "Monti e Bersani - conclude l'editoriale – devono usare il voto del prossimo mese per portare avanti l'idea di un nuovo inizio. Questo permetterà agli elettori di fare una vera scelta sul futuro dell'Italia".

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