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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2013 alle ore 17:15.

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GLI OBIETTIVI
La crisi sta lasciando profonde ferite. Dal 2007 la produzione industriale ha perso il 25%, il tasso di disoccupazione è raddoppiato, il reddito per abitante è tornato ai livelli del 1997. È alto il rischio di distruzione della nostra base industriale.

È un'emergenza economica e sociale. Dobbiamo riconquistare la crescita, creare lavoro, riconoscere e riaffermare la centralità delle imprese, infondere fiducia negli italiani, restituire ai giovani un futuro di progresso, facendo ripartire subito l'economia e rilanciando l'industria, vera colonna portante del Paese. Servono scelte immediate, forti e coraggiose. Senza queste scelte nei prossimi anni non cresceremo di più dello 0,5% all'anno.

L'alternativa è il declino. Non possiamo e non vogliamo accettarlo. Ne va del futuro dei nostri giovani e delle nostre imprese. Dobbiamo tornare a crescere. È un imperativo. È un obiettivo raggiungibile.
L'Italia è uno dei grandi paesi industriali, le nostre imprese competono sui mercati globali, hanno fatto molti sforzi e sacrifici per mantenere le posizioni conquistate e guadagnare nuovi mercati. Sanno che possono fare ancora molto, per se stesse e a vantaggio di tutto il Paese. E reagiranno rapidamente, mobilitando tutte le loro forze e capacità, agli stimoli che verranno dalla terapia d'urto e dalle riforme che proponiamo. Metteranno in campo investimenti ed esportazioni, creeranno occupazione e reddito e, quindi, daranno impulso ai consumi.
Adesso più che mai hanno bisogno di un Paese che creda in loro e che le sostenga. L'Italia deve uscire dalla crisi e può farlo, ma perché questo accada c'è bisogno di azioni concrete e coraggiose.

Per questo, da classe dirigente responsabile, in vista dell'imminente tornata elettorale, proponiamo un progetto di ampio respiro, insieme ambizioso e realizzabile, fatto di azioni di rilancio economico e sociale del Paese. Un progetto complesso con proposte serie e obiettivi chiari e quantificati, perché non bastano poche singole misure per risollevare l'Italia e sottrarla alla stagnazione.

Questo progetto, che costituisce una vera e propria tabella di marcia fino al 2018, deve riportare il dibattito elettorale sui temi dell'industria e del lavoro, purtroppo trascurati in queste settimane.
È un disegno di politica economica, in cui tutte le misure si legano tra loro in modo coerente, e perciò va realizzato nella sua interezza, senza prendere ciò che più piace e trascurare quello che non fa comodo. Ciò vale per il sistema Confindustria, ma ancora di più e soprattutto per chi conduce la campagna elettorale e per chi governerà.

È un progetto che appare ambizioso, perché veniamo da una lunga crisi di bassa crescita e di continui rinvii delle decisioni. Ma se c'è stata poca ambizione negli ultimi 20 anni non dobbiamo rinunciare a puntare in alto, a obiettivi che sono alla nostra portata. È ora di voltare pagina.
Noi imprenditori per natura siamo ambiziosi e ottimisti, guardiamo al futuro e investiamo per realizzare i nostri progetti. Lo facciamo nelle nostre imprese. Vogliamo che i politici lo facciano per l'Italia intera.
È un progetto che non guarda al consenso, ma alla crescita, che dice la verità su quello che serve per il bene del Paese. Per essere di nuovo prospero e padrone del proprio destino e poter così contribuire a costruire un'Europa più forte e unita.

LE PRIORITÀ
1. La terapia d'urto
L'Italia ha bisogno di una vera e propria terapia d'urto, che deve segnare una forte discontinuità e produrre effetti economici immediati. Dobbiamo rendere nuovamente competitive le nostre imprese, abbattendo i costi e sostenendo gli investimenti. Occorre:
•dare ossigeno alle imprese con il pagamento immediato di 48 miliardi di debiti commerciali accumulati da Stato ed enti locali, che sono debito pubblico occulto;
•tagliare dell'8% il costo del lavoro nel manifatturiero e cancellare per tutti i settori l'IRAP che grava sull'occupazione;
•lavorare 40 ore in più all'anno, pagate il doppio perché detassate e decontribuite;
•ridurre l'IRPEF sui redditi più bassi e aumentare i trasferimenti agli incapienti;
•aumentare del 50% gli investimenti in infrastrutture;
•sostenere gli investimenti in ricerca e nuove tecnologie;
•abbassare il costo dell'energia.
Le risorse
Queste misure, se attuate tutte e subito, mobiliteranno 316 miliardi di euro in cinque anni.

COME
•rendendo efficiente la burocrazia e tagliando e razionalizzando la spesa pubblica;

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